Cercò di eliminare Giulia Tramontano “come se far sparire una persona fosse come buttare una caramella…”. Quando il “castello di bugie” crolla e la fidanzata scopre la sua relazione parallela, Alessandro Impagnatiello ha “visto la sconfitta”. È una delle espressioni che l’imputato, dichiarato capace di intendere e di volere, ha riferito agli psichiatri incaricati dalla corte d’Assise di Milano di valutare il suo stato. “Colpii Giulia… Tentai poi di cancellare tutto… come se far sparire una persona fosse come buttare una caramella… cercavo di eliminare ogni traccia di Giulia… cercai di eliminare Giulia dandole fuoco” ha risposto il 31enne, detenuto a San Vittore, nel corso dei colloqui con gli esperti.
L’ex barman sa di averla uccisa, non ricorda il numero esatto di coltellate (37 dirà l’autopsia), quindi prova a disfarsi del corpo prima dandogli fuoco nella vasca da bagno, poi nascondendolo in cantina e nel box. “Ora è tutto chiaro… tutto insensato quello che avevo intenzione di fare… non era come buttare una caramella, non si può, almeno per quanto ne so io, polverizzare un corpo”.
Quando trascina fuori dall’appartamento di Senago Giulia, incinta del loro bambino, per nasconderla “volevo che qualcuno mi fermasse nel continuare ciò che stavo facendo…non mi sono interrotto da solo…non riuscivo a interrompermi da solo”. E ancora: “Volevo essere scoperto ma ho voluto pulire tutto perché ciò non si manifestasse… è tutto un controsenso” ha concluso Impagnatiello.
“È lucido, sostiene lo sguardo, appare impassibile. L’unico momento di pianto è quando pensa alla propria madre e al fratello che soffriranno perché erano molto legati alla vittima. Nessun accenno al figlio, nessuna emozione visibile, nemmeno quando gli si dice che il motivo per cui potrebbe essere messo nel reparto protetti non è per l’uccisione della donna ma perché é coinvolto un ‘bambino'”, è il primo ritratto del ‘diario clinico‘ messo nero su bianco da uno psicologo del carcere di San Vittore il primo giugno del 2023, a pochi giorni dall’omicidio.
Si evidenziano tratti narcisistici. Appare chiaramente un po’ frastornato ma consapevole: “Se penso che sabato scorso ero in Montenapoleone a bere un caffé e ora sono qui con un ergastolo'”, dice. Il diario, contenuto nella perizia chiesta dalla corte d’Assise di Milano, registra anche le tappe del processo. “Oggi c’è stata la prima udienza. È stato difficile anche perché c’era moltissima gente e troppa stampa. Ha potuto fare una dichiarazione spontanea e lui ha colto l’occasione per cercare di chiedere scusa ai familiari della vittima che sapeva presenti ma che non ha visto. La cosa lo ha molto emozionalo e ha pianto molto cosa che in carcere fatica a fare” scrive ancora lo psicologo.
E dopo l’interrogatorio, Impagnatiello “riporta una sensazione di ‘leggerezza’” come di “essersi liberato dal ‘peso’ che portava dentro, può pensare di ripartire con la sua vita, ‘Oggi è il giorno uno'” dice. L’imputato parla agli esperti di Giulia come “la persona con cui realizzare progetti, la persona amica con cui giocare, scherzare, con cui veramente fare gli amici. (…) Io ero felicissimo di avere accanto Giulia, per la persona che era, per quando mi diceva”.