di Raffaella Pessina e Patrizia Penna
Attorno alla parità di genere in Sicilia si è sviluppato nelle ultime settimane un dibattito politico a dir poco infuocato. Due, principalmente i fatti che hanno scatenato le polemiche.
Il primo riguarda la nomina a capogruppo del M5s all’Ars di Giovanni Di Caro, l’ennesimo esponente maschile. Una scelta che ha scatenato il putiferio in casa M5s. La deputata grillina Jose Marano è insorta contro i suoi stessi compagni di partito: “Basta maschietti alfa”, ha scritto in un lungo e accorato comunicato dove senza troppi giro di parole ha puntato il dito contro una “mentalità” che definisce inaccettabile.
Poi, c’è stato il rimpasto e con la fuoriuscita dell’assessore alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali, Bernardette Grasso, la giunta regionale guidata da Musumeci ha visto sparire del tutto dal suo interno la presenza femminile. Proprio su queste ultime, discutibili, dinamiche di governo abbiamo sentito Margherita Ferro, Consigliera di Parità della Regione siciliana.
In merito al rimpasto in Giunta, nelle sue lettere dell’8 e dell’11 gennaio Lei ha preso una posizione chiara e netta. Senza troppi giri di parole, ha chiesto a Musumeci e a Micciché di “sanare il mancato rispetto delle norme antidiscriminatorie”. Che risposta ha avuto da loro?
“Ad onor del vero, non ho avuto alcuna risposta. L’Ufficio della Consigliera di Parità a norma del Dlgs 11 aprile 2006, n. 198, “Codice per le pari opportunità”, all’art. 13, comma 2, ha il compito di vigilare sul rispetto delle norme antidiscriminatorie, quale garante di diritti previsti nella Nostra Costituzione e pur comprendendo le difficoltà del momento, non possiamo esimerci dal rilevare che le ultime scelte per la composizione della Giunta di Governo sacrificano uno dei principi fondanti della Nostra Democrazia, cioè il principio di uguaglianza e dunque di non discriminazione tra i cittadini, ed in particolare quello per cui è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. L‘attenzione al genere non è certamente solo per esaudire un disposto di legge, ma per la reale convinzione della possibilità di arricchire il governo della Regione siciliana di esperienze e punti di vista in grado di costituire un valore aggiunto all’azione che si intende mettere in campo soprattutto a seguito della crisi provocata da questa pandemia che ancora oggi non ci abbandona. Proprio nel rispetto delle competenze dell’Ufficio della Consigliera di Parità, mi corre l’obbligo di chiedere di sanare il mancato rispetto delle norme antidiscriminatorie individuando soggetti competenti nella Giunta di Governo, che rappresentino entrambi i generi. Inoltre l’Ufficio della Consigliera di Parità della Regione siciliana e la rete delle Consigliere Provinciali, proprio per evitare che questa sia occasione di strumentalizzazione di questa o quella parte politica, ma agendo solo in virtù di un ruolo di garante previsto dalla normativa della Repubblica Italiana, desidera aprire un dialogo costruttivo al fine di poter realizzare un percorso che punti realmente all’eliminazione degli ostacoli verso una reale ripresa economica e sociale della Regione siciliana. Il richiamo è alla democrazia e alla partecipazione di valori condivisi nel raggiungimento del bene comune”.
Il Recovery fund mette a disposizione dell’Italia 27,6 miliardi (capitolo inclusione sociale): basteranno a sanare un gap principalmente culturale?
“Non esiste somma che può sanare un gap culturale, ma se i fondi verranno utilizzati con criterio, investendo sulla formazione, sulla educazione e sulla ricerca, con una specificità modulare, cogliendo la diversità e la necessità dei territori allora potremo cambiare il volto economico e sociale al nostro Paese. Perché ci sia sviluppo competitivo strutturale, volto a creare un sistema duraturo e non occasionale con soluzioni tampone, serve innovare, cioè mettere in campo tutti gli strumenti di innovazione sociale necessari a generare valore economico, sociale e ambientale investendo sui relativi sistemi per recuperare i gap di competitività con gli altri Paesi. Proprio sull’utilizzo dei fondi previsti dal Next Generation EU la consigliera di Parità della Regione Siciliana è stata audita in data 16 dicembre 2020 dall’apposita Commissione Permanente all’Ars Esame delle attività dell’Unione Europea, in cui ho formalizzato un documento appositamente redatto e depositato”.
Il mancato recepimento in Sicilia della legge Delrio sulla presenza del 40% delle donne in giunta sicuramente non gioca a nostro favore: secondo lei potremmo ripartire da questo?
“Concordi nell’importanza dell’affermazione del principio di pari opportunità nella partecipazione, quale tassello essenziale per la democrazia rappresentativa a tutti i livelli, europeo, nazionale, regionale e locale, la quasi totalità delle regioni a statuto ordinario ha finalmente dato attuazione ai principi contenuti nella legge n.165 del 2004 e ai successivi interventi con legge n. 215 del 2012 e legge 15 febbraio 2016, n. 20. Il quadro rimane più eterogeneo nelle regioni a statuto speciale, dove tuttavia spiccano la Sardegna e la Provincia autonoma di Trento che vantano normative elettorali in grado di offrire una tutela persino maggiore laddove oltre a prevedere la doppia preferenza di genere, contemplano altresì la presenza paritaria tra candidati di sesso diverso nelle liste elettorali. Tutto ciò premesso, considerato che la Regione Siciliana con la legge regionale 8/2013 ha già introdotto la doppia preferenza nelle elezioni dei consigli comunali e con la legge del 10 giugno 2020 ha dimostrato grande sensibilità e contemporaneità, aprendo al riequilibrio di genere nella giunta regionale, sembra sia davvero arrivato il momento dell’emanazione di un testo che garantisca la parità nella rappresentanza all’Ars, onde colmare il gap esistente. L’attuale legislatura conta infatti solo 18 Onorevoli regionali donne su un totale di 70; in mancanza di una norma, e dunque della cogenza di essa, le donne restano fuori dalle stanze di rappresentanza istituzionale. La scarsa presenza delle donne, non può essere certo etichettata come “questione di parte”, ma un reale problema che lascia fuori metà della popolazione siciliana. Una conquista a cui bisognerà mettere mano, una rivoluzione quanto mai necessaria e indifferibile e che richiederà un impegno alle future generazioni”.
L’Ufficio della Consigliera di Parità che Lei dirige e rappresenta dispone di una struttura organizzativa e di strumenti adeguati per proporre progetti attraverso i quali intercettare i fondi del Next Generation Eu?
Come dispone il Dlgs 198 del 2006, Art. 16. Comma 1: “L’ufficio della consigliera regionale di parità è ubicato rispettivamente presso le regioni. L’ufficio è funzionalmente autonomo, dotato del personale, delle apparecchiature e delle strutture necessarie per lo svolgimento dei suoi compiti”; in realtà l’ufficio della Consigliera regionale si muove grazie al mio impegno personale ed è a titolo gratuito; così come quello delle Consigliere Provinciali della Regione Siciliana, ubicate presso i Centri per l’Impiego; Consigliere, che ringrazio di cuore, per il lavoro e la generosa gratuita nella difesa dei lavoratori. La Regione Siciliana è l’unica regione d’Italia che ha sancito la gratuità al ruolo della Consigliera di Parità, (Governo Crocetta) pur firmataria dell’accordo Stato Regione sull’indennità delle Consigliere. Con una struttura organizzativa e con gli strumenti adeguati, l’ufficio della consigliera di parità, potrebbe essere in grado di proporre progetti e intercettare i fondi del Next Generation EU.
“Il Gender pay gap italiano – spiega al QdS la deputata Jose Marano del M5s – si aggira attorno al 5,5%, ma non solo in Italia, 19% del Regno Unito, al 18% circa degli Stati Uniti, al 15,8% della Francia e al 15% della Spagna, solo per fare alcuni esempi. È un problema mondiale, è un problema di cultura ed è inaccettabile. Dovrebbe essere naturale per uomini e donne avere pari opportunità ma oggi ancora si lotta per avere ruoli chiave di potere, avere ruoli dirigenziali, avere ruoli istituzionali importanti”.
“La mia legge – prosegue la parlamentare siciliana – impegna la Regione a promuovere azioni volte al superamento del divario salariale, attraverso l’adozione di misure che permettono di realizzare l’obiettivo dell’effettiva e completa parità tra uomini e donne nella vita lavorativa. Impegna la Regione attraverso incentivi economici attraverso vari strumenti: per esempio azioni di sostegno agli Enti locali ed alle imprese per la costituzione e lo sviluppo di reti d’impresa locale che promuovano la parità retributiva; progetti di sensibilizzazione sulla parità retributiva e di adozione di azioni pratiche in materia. All’art. 3 Viene istituito presso l’Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, un apposito albo regionale delle imprese che adottano politiche di riduzione del divario salariale tra uomini e donne ovvero sviluppano particolari iniziative innovative in materia di pari opportunità al fine di rendere note e qualificare la loro attività. Infine viene istituito all’art. 4 un apposito Tavolo permanente per monitorare il fenomeno, confrontare e promuovere i modelli organizzativi più innovativi in materia di parità salariale tra uomini e donne. La legge è in attesa di essere discussa in V commissione”.
“Individuare soluzioni e strumenti per superare un gap che certamente mortifica la presenza femminile ad ogni livello e in ogni ambito della società”. Con queste parole, la deputata di Forza Italia all’Ars, Marianna Caronia, ha annunciato la proposta di un disegno di legge sul welfare di genere, appena depositato all’Assemblea regionale siciliana. Il testo di legge si pone l’obiettivo di garantire una adeguata rappresentanza femminile attraverso la quale “assicurare l’espressione del punto di vista delle donne sulla attività legislativa e amministrativa dello Stato, favorendo e attuando l’adozione di norme e di comportamenti che non si pongano in contrasto con i principi della Costituzione e che pongano in essere, sul piano sostanziale, la parità tra i due generi”.
L’art. 1 del testo di legge introduce la preferenza di genere per l’elezione all’Assemblea regionale siciliana: “Nell’ambito della lista provinciale prescelta, ciascun elettore può esprimere fino a due voti di preferenza, uno per il genere maschile ed uno per il genere femminile, scrivendo il cognome oppure il nome e il cognome del candidato e della candidata compresa nella lista medesima. Nel caso di espressione delle due preferenze, esse devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza”.
“Lo Statuto della Regione Siciliana – spiega Caronia – prevede all’art.3 uno specifico obbligo di promozione delle condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali, finalizzato esplicitamente al conseguimento dell’equilibrio della rappresentanza dei sessi.
La modifica legislativa proposta con l’introduzione della “preferenza di genere” si connota dunque anche come una concreta attuazione degli obblighi di fonte statutaria siciliana in funzione antidiscriminatoria.