Editoriale

Giustizia e Rai, adesso c’è chi decide

Nello stato depressivo in cui è entrato il Popolo italiano, la vittoria dell’Italia sull’Inghilterra agli Europei di calcio, seppure ai rigori, è stata una sorta di panacea, un contrasto al malumore che serpeggia in tutto il Paese da un anno e mezzo, ormai.

Panem et circenses, si diceva all’epoca dell’impero romano, cioè dare l’essenziale e molta divagazione ai poveri e a chi sta male. Così sta avvenendo in Italia: distogliere l’attenzione dai gravi problemi che una classe politica insufficiente non riesce ad affrontare, in modo strategico, anche perché fino ad oggi il Governo non ha avuto un bravo direttore d’orchestra.

È noto, infatti, che proprio il capo di una struttura musicale o di altro genere, deve essere molto competente per dirigere anche cento e più professori di musica, altrettanto competenti. Solo così i suoni vengono limpidi, armoniosi e si ascoltano come se fossero un’unica voce. Il direttore d’orchestra decide senza che nessuno osi contraddirlo.

I governi degli ultimi decenni nel nostro Paese non hanno mai avuto un direttore d’orchestra bravo e meno che mai professori di orchestra (ministri) altrettanto all’altezza. Ovviamente, salvo eccezioni.
Cosicché il suono prodotto dai governi italiani è stato stridulo, dissonante, stonato ed ecco perché ci troviamo in una situazione drammatica, a prescindere dal Covid, perché era già così a dicembre 2019.
Politici improvvisati ed altri di lungo corso ma di basso livello hanno ridotto il nostro Paese in una condizione angosciosa sul piano economico e su quello sociale.

Sono mancati i grandi progetti, quinquennali e più lunghi, e tutte quelle linee strategiche che contraddistinguono la qualità della classe dirigente, politica e non, che è venuta meno alla sua funzione e alla sua missione, riducendo il nostro Paese allo stremo.

Il dato più drammatico riguarda il debito pubblico aumentato da aprile 2020 ad aprile 2021 di ben 213 miliardi di euro.
La situazione non è più sostenibile e occorrono rimedi forti che dovranno essere portati dalle quattro riforme richieste dall’Ue: giustizia, fisco, Pa e concorrenza.

Grazie alla sua sagacia e al suo intuito, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – cui chiediamo, nell’interesse del Popolo italiano, di restare ancora dopo la scadenza del suo primo mandato – lo scorso 13 febbraio ha scelto Mario Draghi come Presidente del Consiglio.

L’ex Presidente della Bce è uno che decide, finalmente! Ha sostituito alcuni vertici scelti per appartenenza e non per merito, ha indicato Presidente e ad della Rai in tempi brevi, ha sostenuto il Ddl che riforma la Giustizia sul quale tutti i ministri hanno dovuto dire di sì e continua nella sua attività di sostituzione di altre centinaia di vertici di partecipate pubbliche, indicando nomi di competenti e scartando quelli proposti dai partiti della coalizione che di solito sono dei trombati o falliti.
Finalmente c’è chi decide e sembra che decida bene, nonostante le rimostranze di molti caproni che guardano di più alle loro tasche, avendo le teste vuote.

Non sappiamo se la riforma della Giustizia sarà approvata con queste linee di fondo. Sappiamo però che se i partiti, i cui ministri hanno detto di sì, dovessero fare sgambetti, troveranno in Draghi un insormontabile baluardo.

D’altro canto, è vero che dal prossimo 3 agosto si entra nel semestre bianco, cioè in quel periodo in cui le Camere non possono essere sciolte dal Presidente della Repubblica.

È facile prevedere che nell’attuale maggioranza ci sarà una forte fibrillazione portata da Giuseppe Conte, che ha una forte avversione per Draghi, anche perché gli sono stati tolti tanti uomini e donne che lui aveva piazzato nelle caselle che gli interessavano. E anche perché Giuseppe deve dimostrare di esserci e di avere una propria funzione a guida del M5s, avendo raggiunto l’accordo con il Garante, ossia l’Elevato, Beppe Grillo. Quest’ultimo ha dimostrato carattere e buon senso nell’aver getito la crisi del Movimento, creato insieme a Gianroberto Casalegio.
Ecco un altro che decide. Ce ne vorrebbero tanti perché l’Italia non ha più bisogno di quaquaraqua.