Fatti

Giustizia, i magistrati, come il covid ha rafforzato la mafia

L’onda lunga del covid ha travolto in tutt’Italia Tribunali e Corti di Appello, già in lotta contro l’arretrato, come emerso dalle relazioni di ieri dei Procuratori generali durante un’inaugurazione dell’anno giudiziario in forma ridotta a causa delle limitazioni per la pandemia.

Quasi nessun distretto giudiziario si è salvato dall’effetto paralisi del lockdown che ha chiuso l’Italia da marzo a maggio, con gravissime conseguenze, soprattutto in Sicilia.

“L’andamento della giurisdizione civile e penale è stato, anche nel Distretto di Catania fortemente condizionato dalla nota emergenza sanitaria nazionale” ha detto inaugurando l’Anno Giudiziario 2021, il presidente facente funzione della Corte d’Appello di Catania, Domenica Motta.

E a causa del lockdown è cresciuto il numero di procedimenti pendenti determinando, ha detto il presidente della Corte di Appello di Messina Michele Galluccio, “un concreto rischio di prescrizione dei reati”.

Nella sua relazione per l’anno giudiziario il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, ha sottolineato come in quel distretto i reati contro la Pubblica amministrazione siano aumentati dell’otto per cento e la come corruzione abbia toccato un picco di incremento del trentadue per cento.
E la Sanità, ha riferito il magistrato, è stato un terreno di pascolo che ha coinvolto perfino il responsabile del sistema anti-covid della Sicilia.

Ma la pandemia ha anche aggravato le condizioni economiche e sociali aprendo ampi varchi alle infiltrazioni di Cosa nostra, come ha sottolineato il presidente della corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, sottolineando anche la capacità della mafia di organizzare un welfare parallelo stimolando un ampio consenso sociale.

Ma c’è di più, come sottolineato a Catania da Domenica Motta, a causa della crisi economica determinata dal coronavirus, nei clan si è registrato “il continuo ingresso di nuova manovalanza criminale, proveniente dalle sacche di emarginazione e sottosviluppo radicate nelle periferie degradate, mai rimosse, ma anzi in via di aggravamento per la perdurante crisi economica e le conseguenti difficoltà occupazionali”.

Nelle province di Caltanissetta ed Enna Cosa Nostra continua a controllare, oltre a estorsioni, gioco e scommesse e traffico di stupefacenti, anche l’economia legale. Soprattutto nel settore dell’edilizia, del movimento terra, della raccolta e smaltimento dei rifiuti, dell’agricoltura, con illeciti pubblici contributi.

Lo ha detto la presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta Maria Grazia Vagliasindi, sottolineando come questo “modello” sia stato esportato in Regioni come Lombardia e Lazio e anche in Germania.