Medicina e benessere

Gli effetti del Covid-19 sui pazienti con demenza

ROMA – Il 15,8% dei decessi legati alla pandemia da Sars-Cov-2 negli ospedali italiani ha riguardato persone affette da demenza. Pazienti che presentavano al pari di altri la febbre come sintomo di esordio, ma che, a differenza di chi non aveva demenza, mostravano meno frequentemente, probabilmente proprio a causa dei problemi cognitivi, i sintomi tipici dell’infezione, quali dispnea (68,8% vs. 74,3%) e tosse (30,9% vs. 40,3%). Avevano inoltre minori possibilità di ricevere terapie di supporto e avere accesso alla terapia intensiva, e mostravano un peggioramento più rapido rispetto agli individui con cognizione piena.

È questo lo scenario delineato dai ricercatori dell’Istituto superiore di sanità che in uno studio apparso su Alzheimer’s & dementia: diagnosis, assessment & disease monitoring, hanno esaminato le cartelle cliniche di 2.621 pazienti deceduti per Covid-19 e, tra questi, ne hanno identificati 415 affetti da demenza.

“Sulla base dei nostri risultati – ha spiegato Graziano Onder, direttore del Dipartimento Malattie cardiovascolari e dell’invecchiamento dell’Iss – circa un decesso su sei correlato a Covid-19 si è verificato in persone con diagnosi di demenza. Ed è assai probabile che sia stata proprio la demenza a influenzare significativamente e negativamente la sintomatologia, il decorso e la gestione delle persone colpite, indipendentemente dall’età, dal sesso e dalle comorbilità”.

“I meccanismi di difesa più deboli – ha aggiunto Marco Canevelli, ricercatore presso l’Iss e primo autore dell’indagine – lo stretto contatto fisico con chi si prende cura di loro, la scarsa aderenza alle misure di salvaguardia e alle pratiche igieniche hanno esposto queste persone a un maggiore rischio di infezione. Inoltre, la difficoltà nel segnalare i sintomi e la presenza manifestazioni atipiche e fuorvianti hanno potuto contribuire a una diagnosi e a una gestione tardiva”.

Si tratta di pazienti che hanno avuto un accesso limitato a trattamenti farmacologici di supporto e off-label – hanno ricevuto in misura minore rispetto a chi non era affetto da demenza antivirali tra cui clorochina e idrossiclorochina (41,6% vs. 60,6%) e steroidi (31,4% vs. 38,4%) – e sono stati quasi del tutto esclusi dalle unità di terapia intensiva (4,5% vs. 23,2%).