Politica

Governo Draghi, fiducia anche alla Camera dei deputati

E’ passata, come previsto, la fiducia a Mario Draghi anche alla Camera, pur tra i mal di pancia di alcuni esponenti di M5s e Leu. Sono stati 535 i sì, 56 i no e cinque gli astenuti.

E passata dopo gli applausi dell’Assemblea che hanno punteggiato la replica del Premier per quanto ha detto sulle Pmi e sul nodo della corruzione ma anche le questioni delle carceri e della durata dei processi.

Nel medio periodo, dice Dragi, per la “ripartenza”, il tema delle piccole e medie imprese “comporta e incrocia internazionalizzazione, accesso al capitale, investimenti, per rafforzare la nostra manifattura e renderla più competitiva. Sostenere l’internazionalizzazione, potenziare il credito imposta per investimenti in ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno e consulenza per la quotazione delle pmi.

Dobbiamo estendere il piano di industria 4.0 per favorire e accompagnare le imprese nel processo di transizione tecnologica e sostenibilità ambientale”.

“Un Paese capace di attrarre investitori – sottolinea – deve difendersi dai fenomeni corruttivi, lo deve fare comunque intendiamoci. Questi portano a effetti depressivi sul tessuto economico e sulla libera concorrenza”.

“Non dovrà essere trascurata la condizione di tutti coloro che lavorano e vivono nelle carceri, spesso sovraffollate, esposte a rischio e paura del contagio e particolarmente colpite dalla funzione necessarie a contrastare la diffusione del virus”.

Draghi si impegna poi a “migliorare la giustizia civile e penale” e sulla necessità di “un processo giusto e di durata ragionevole in linea con la durata degli altri Paesi europei”.

“Il fatto che non abbia detto nulla ieri” sullo sport “non significa che non sia meno importante. È un mondo profondamente radicato nella nostra società e nell’immaginario collettivo, fortemente colpito dalla pandemia. Questo Governo si impegna a preservare e sostenere sistema il sportivo italiano tenendo conto della sua peculiare struttura e dei molteplici aspetti che lo caratterizzano, non solo in relazione all’impatto economico, agli investimenti e ai posti di lavoro ma anche per il suo straordinario valore sociale, educativo, formativo, salutistico”.

Finita la replica del presidente del Consiglio sono iniziate le dichiarazioni di voto sulla fiducia, con una diecina di esponenti del M5S iscritti a parlare a titolo personale per motivare il loro no al Governo Draghi.

E dopo la larga maggioranza ottenuta ieri dal Governo in Senato, è cominciata la resa dei conti nei Cinquestelle: i quindici senatori che hanno votato no sono stati espulsi.

Paxia (M5S), mi astengo, Governo a trazione nordista

Diversa la posizione della deputata catanese Maria Laura Paxia (M5S), che spiegato la sua astensione dal voto di fiducia al Governo Draghi alla Camera dei Deputati affermando: “Sono siciliana, sono una parlamentare del Sud, quello stesso Sud che, con il 50% dei voti ha sostenuto il Movimento 5 Stelle alle elezioni del 2018”.

“Ora – ha aggiunto – guardo con preoccupazione un Governo che è a trazione nordista, il cui baricentro è molto lontano dal Sud. Il mio timore è che le risorse del Recovery Fund possano concentrarsi al Nord, dimenticando che, solo investendo nel Mezzogiorno, tutta l’Italia potrà ripartire davvero”.

Sostegno su singoli provvedimenti

“Per questo motivo – ha aggiunto – il mio sostegno al nuovo Esecutivo arriverà e sarà puntuale, solo dopo aver valutato attentamente e, in concreto, ogni singolo provvedimento che porrà in essere”.

“Ammetto anche – ha concluso Laura Paxia – di essere preoccupata perché il Movimento 5 Stelle si trova adesso a essere minoranza in maggioranza nella compagine governativa. Mi auguro, comunque, che riusciremo a difendere tutto ciò che di buono abbiamo realizzato in questi anni”.