Una delle cose che vorremmo sapere ma che non oseremmo mai chiedere ai nostri rappresentati eletti in Parlamento, è sapere: quanto guadagna un parlamentare italiano?
Stipendio deputati e senatori, quanto guadagno al mese? Cosa comprende? E quanto vale l’assegno di fine mandato?
Quello che bisogna considerare nel guadagno mensile di un parlamentare è, non solo, la celebre indennità parlamentare, che si attesta più o meno attorno ai cinquemila euro al lordo di ritenute fiscali e senza contare eventuali addizioni. A questa vanno aggiunti vari “bonus”: dalla diaria per il soggiorno a Roma fino alle spese per il telefono e i trasporti.
Sul sito della Camera dei deputati sono apparse le dichiarazioni dei redditi 2022 (che fanno riferimento all’anno 2021) di molti dei 400 rappresentanti dei cittadini che siedono tra gli scranni dell’aula di Montecitorio. Non ancora pubblici, invece, i dati dei senatori.
Analizzando i patrimoni, il più facoltoso risulta essere Giulio Tremonti, che ha dichiarato un reddito annuo di 1.588.099 euro. Decisamente superiore a quello di Aboubakar Soumahoro, deputato passato da poco dal gruppo Alleanza SI-Verdi al gruppo misto dopo la bufera per le vicende giudiziarie che hanno coinvolto moglie e suocera. Il paladino della lotta al caporalato si trova in fondo alla classifica con 9.150 euro, ossia 762 euro al mese, a cui va aggiunta la comproprietà al 50% di un immobile di Roma.
Come spiega Skytg24, il Senato non ha ancora pubblicato i suoi dati, ma ci sono già le informazioni sui redditi dei deputati, anche se ne mancano ancora alcune di altissimo profili, come del premier Giorgia Meloni, del vicepremier Antonio Tajani e del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
I parlamentari italiani sono tenuti a dar conto della loro situazione patrimoniale, visionabile sul profilo personale di ognuno sulla pagina della Camera di appartenenza.
Non c’è ancora la dichiarazione dei redditi dell’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
È tuttavia a disposizione quella del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: 103.505 euro. Più o meno in linea con l’attuale presidente della Camera, Lorenzo Fontana che ha dichiarato 99.465 euro, e del fondatore della Lega Umberto Bossi. con 99.702 euro.
Ecco, invece, quanto guadagno ogni mese rappresentanti eletti alla Camera e al Senato. Vediamo quanto incassano, voce per voce, deputati e senatori.
Forse non tutti sanno che ai deputati viene riconosciuto quello che è sostanzialmente un “rimborso spese”, destinato a coprire le spese di soggiorno a Roma. Si tratta di una diaria mensile pari a circa tremila euro, decisa sulla base di una legge, la n. 1261 del 1965. Lo stesso provvedimento spiega chiaramente anche come comportarsi in caso di assenza del politico.
Se il deputato manca alle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni qualificate con il procedimento elettronico, la sua somma viene come ovvio decurtata. Ogni giorno d’assenza, ai nostri rappresentanti costa esattamente 206 euro e 58 centesimi. Va tuttavia ricordato che è considerato presente un deputato che ha partecipato ad almeno il 30% delle votazioni e che, comunque, la decurtazione non ha luogo qualora l’assenza venga “giustificata”.
In realtà, i deputati possono contare anche su un generico rimborso spese per l’esercizio del mandato. Questo ammonta a 3.690 euro mensili ed è corrisposto per metà in via forfetaria e per la restante parte a fronte di specifiche categorie di spese che devono essere attestate con una dichiarazione per ogni quadrimestre.
Per chi si chiedesse, invece, se i politici acquistassero biglietti per viaggiare in treno, la risposta è no. A tutti i deputati infatti è garantita la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima e aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale. In sostanza significa che, per ogni spostamento, al deputato basta mostrare il proprio tesserino unico agli sportelli dell’agenzia di viaggi presente presso le sedi della Camera o alle biglietterie di stazioni e aeroporti. Per l’autostrada invece basta avere un comune Telepass, che le istituzioni pagheranno insieme alle altre spese accessorie di viaggio (queste ultime individuate in base a due fasce chilometriche).
I deputati non rischiano poi neanche di restare senza internet sul cellulare. A fine anno ogni rappresentante ha infatti ben 1.200 euro, da intendersi come un rimborso forfetario per le spese telefoniche e per il traffico dati.
Dal 2012 non esiste più il vitalizio, ma il deputato comunque ha visto nascere, a parziale sostituzione, un sistema previdenziale simile a quello per i dipendenti pubblici. I contributi vengono estratti dall’indennità di cui sopra e permettono di ottenere la pensione a 65 anni (a patto che si sia stati in Parlamento almeno per quattro anni, sei mesi e un giorno, come nel caso della ultima legislatura).
Assistenza sanitaria integrativa – Dalla quota d’indennità si prende inoltre una quota destinata all’assistenza sanitaria integrativa. I deputati sono iscritti infatti obbligatoriamente a un fondo a essa dedicato.
Dulcis in fundo quando il deputato termina il suo mandato egli riceve l’assegno di fine mandato. L’importo di quest’ultimo è pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità. In pratica ogni mese all’indennità lorda viene decurtata una parte, che finirà a un fondo atto a finanziare alla fine l’assegno di fine mandato.
I senatori percepiscono 5.304,89 euro, a cui si aggiunge una diaria di 3.500 euro e un rimborso per le spese di mandato pari a 4.180 euro, più 1.650 euro al mese come rimborsi forfettari tra telefoni e trasporti. Totale 14.634,89 euro.
Anche in questo caso, essa fa riferimento alla legge n.1261 del 1965. È periodicamente aggiornata in funzione dell’aumento del costo della vita. Erogata dal 2001 al 2010 nella misura di 4.003 euro al mese, è stata poi ridotta a 3.500. Proprio come per i deputati, anche per senatori valgono le stesse regole nel caso di assenza dai lavori parlamentari.
A decorrere dal 1° gennaio 2011, i senatori ricevono un rimborso forfetario mensile di 1.650 euro, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche.
Rimborso delle spese per l’esercizio del mandato – Qui l’importo complessivo è diviso in una quota mensile di 2.090 euro, sottoposta a rendicontazione quadrimestrale, e in una ulteriore quota di 2.090 euro mensili erogata forfettariamente.
Quanto agli spostamenti, anche i senatori sono in possesso di tessere strettamente personali utili per i trasferimenti sul territorio nazionale. A partire dal 1° gennaio 2010, sono state notevolmente ridotte le facilitazioni di viaggio a favore degli ex senatori, con l’introduzione di un tetto annuale per i viaggi aerei e ferroviari sul territorio nazionale.
Come già sappiamo, il diritto al trattamento pensionistico si matura al conseguimento di un duplice requisito: anagrafico e contributivo. Nel caso dell’ex parlamentare, esso ha diritto a ricevere la pensione a condizione di avere svolto il mandato parlamentare per almeno cinque anni e di aver compiuto 65 anni di età. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno, sino al minimo inderogabile di 60 anni.
Il Fondo di solidarietà fra i Senatori eroga un rimborso parziale di determinate spese sanitarie sostenute dagli iscritti, nei limiti fissati dal Regolamento e dal Tariffario. L’iscrizione è obbligatoria per i Senatori in carica, che versano un contributo pari al 4,5% dell’indennità lorda. Quest’ultima è facoltativa per i titolari di pensione, il cui contributo è pari al 4,7% dell’importo lordo del proprio assegno.
Al termine del mandato parlamentare, anche al Senatore è destinato l’assegno di fine mandato. Questo è pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità, moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo. Tale assegno viene erogato sulla base di contributi interamente a carico dei Senatori, cui è trattenuto mensilmente il 6,7% dell’indennità lorda.