Inchiesta

Governo Musumeci, tre anni tutti in salita e il nodo “annunci”

Al momento del suo insediamento, il 18 novembre 2017, il neopresidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, era stato chiaro: “Servono almeno tre anni di duro lavoro prima di poter vedere risultati concreti”.
Il giro di boa è stato ampiamente superato. Il governo Musumeci, sin dal primo giorno, era consapevole di avere di fronte a sé un’impresa ardua da compiere: risollevare le sorti di una disastrata Sicilia. A circa tre anni dal suo insediamento, poi, si è trovato ad affrontare la prova più difficile: l’emergenza pandemica. Adesso, nel 2021, si riparte dalle macerie lasciate dal Covid-19 e dalla crisi economica senza precedenti che il virus ha provocato.

La certezza è quella di una fase emergenziale che non ci siamo ancora lasciati alle spalle. Il timore, invece, è quello di un anno, il 2021 per l’appunto, nel quale si getteranno le basi della “ricostruzione”, consapevoli che sarà ben più dolorosa della conta dei danni.

Riforma burocrazia, la semplificazione “complicata”
Il primo passo da compiere dovrà essere quello della riforma della burocrazia regionale. Della rivoluzione annunciata, ad oggi, non c’è traccia, nonostante tanti buoni propositi, due leggi approvate e polemiche infuocate con i presunti dipendenti “fannulloni” che poi non si sono tradotte in un dibattito serio su merito e produttività.

Bacini clientelari e sussidi, cambiare paradigma culturale
La stabilizzazione di diecimila precari siciliani e dei forestali è stata accolta come una buona notizia. Ma ci vogliono scelte ben più coraggiose se si vuole voltare pagina, archiviare la stagione dell’assistenzialismo e dei clientes e guardare finalmente allo sviluppo. Anche la formazione regionale si basa ancora su una vecchia logica di sussidi a pioggia (che foraggiano un vasto bacino clientelare) e che di fatto manca l’obiettivo più importante: quello di fungere da anello di congiunzione tra i giovani e il mercato del lavoro.

Rifiuti, servono gli energimpianti
Nell’intervista rilasciata al QdS da Aricò, il deputato di #Db annovera tra gli obiettivi raggiunti dal governo il “salto di qualità” nella raccolta differenziata. Vero, ma non basta. Lo ammette lo stesso Aricò che si dichiara favorevole agli energimpianti di ultima generazione, l’unica strada da percorrere per superare, una volta per tutte, una gestione emergenziale del sistema rifiuti in Sicilia. Restando in tema ambiente, al governo Musumeci va riconosciuto il merito di aver avviato un piano senza precedenti di interventi di messa in sicurezza del territorio grazie all’Ufficio contro il dissesto idrogeologico.

Recovery plan, Musumeci alzi la voce
Il governo Musumeci non ha gestito solo l’emergenza pandemica. Enorme lo sforzo profuso in questi anni dall’esecutivo regionale nell’avviare un dialogo con Roma sui rapporti finanziari Stato-Regione e sull’applicazione dello Statuto speciale che ancora, sotto molti aspetti, resta un contenitore vuoto. La sensazione è che la strada verso la riconquista di una credibilità della Sicilia e della sua classe dirigente sia ancora lunga e tale riconquista non potrà dipendere soltanto da Musumeci.
Lodevole anche l’operazione di pulizia dei conti del disastrato bilancio regionale, merito riconosciuto dalla stessa Corte dei conti e bene anche la scelta di prudenza e di buon senso, annunciata da Armao nel 2018 e confermata da Aricò di non accendere nuovi mutui ma anche qui la prudenza e il buon senso mostrati dal governo Musumeci sono solo il primo passo.
L’obiettivo resta lo sviluppo. Il Recovery fund è l’ultimo treno per la Sicilia e per tutto il Sud. Musumeci non se lo lasci sfuggire o gli elettori non glielo perdoneranno.

José Marano, Movimento Cinquestelle: “Manca un’adeguata programmazione, troppi gli annunci che sono rimasti tali”

Onorevole Marano, si è chiuso il 2020, anno decisamente funesto. Ma a conclusione di un anno è sempre tempo per tirare le somme. Che bilancio possiamo tracciare dell’operato del governo Musumeci e quali gli obiettivi sono stati annunciati ma poi sono clamorosamente falliti?
“Il bilancio di fine anno rispetto al governo vede sicuramente la mancanza di una programmazione e la mancata attuazione di tante leggi che erano state annunciate e che poi in verità non sono diventate realtà. Su questi obiettivi mancati abbiamo fatto tante battaglie ad esempio, sulla finanziaria Covid, un documento che doveva intervenire per contrastare la crisi durante la pandemia e che è rimasta bloccata perché si dovevano riprogrammare i fondi europei: tutti i soldi che erano stati annunciati che dovevano andare alle imprese, ai pescatori e all’agricoltura sono rimasti invece bloccati. Un altro fallimento è stato il bonus Sicilia, dove anche lì tutto si è bloccato a causa del crac del sistema. Poi, una volta rimodulato il bando, purtroppo alle imprese sono stati erogati molti meno soldi. E che dire della cassa integrazione in deroga bloccata e dell’aumento del trattamento di fine mandato di moltissimi colleghi. Un segnale molto negativo: da una parte tutto non funziona e viene bloccato, dall’altra parte invece funziona tutto: la politica, quando c’è da prendere per se va tutto bene, quando c’è da dare agli altri tutto si complica”.

Scenario politico in continua evoluzione all’Assemblea regionale siciliana: Forza Italia “ringalluzzita” dai recenti innesti, patto federativo Lega-Mpa e poi il rimpasto. Infine, le divisioni interne al M5S che lei conosce bene. Queste dinamiche sono destinate a rafforzare la maggioranza, da sempre risicata, a sostegno di Musumeci?
“Per quanto riguarda il nostro gruppo a Palazzo dei Normanni voglio specificare che siamo in 15 e tutti insieme ci opponiamo a questo governo in maniera netta e decisa. La mia uscita a livello mediatico sulla nomina di un capogruppo uomo, vuole essere una battaglia politica per le donne e per la loro rappresentanza all’interno delle istituzioni. Questo fatto non compromette l’unità del nostro gruppo. Per quanto riguarda il patto federativo tra Lega ed Mpa ritengo che sia una manovra in previsione delle prossime elezioni ma nel frattempo ci si dimentica che c’è una Sicilia che aspetta risposte. Intanto, a Palazzo dei Normanni i documenti finanziari sono stati esaminati in ritardo, si è dovuto ricorrere all’esercizio provvisorio e c’è stato materialmente troppo poco tempo per visionare il testo del ddl sull’esercizio provvisorio”.

Alessandro Aricò, #DiventeràBellissima: “Differenziata, dissesto idrogeologico, cultura: il governo non ha gestito solo l’emergenza”

Onorevole Aricò, quali gli obiettivi più importanti che il governo regionale ha raggiunto in questi tre anni di legislatura?
“Sicuramente quest’anno lo sforzo principale ha riguardato la gestione dell’emergenza da Covid-19. Grazie alla cosiddetta finanziaria Covid siamo riusciti a venire incontro alle imprese e alle famiglie con aiuti concreti. Nessun siciliano è rimasto indietro”.

Qualche intoppo però c’è stato, pensiamo ad esempio ai ritardi registrati nelle pratiche della Cig in deroga.
“In quell’occasione Musumeci si è assunto, anche immeritatamente, le responsabilità del caso ma ci siamo messi subito a lavorare e ci siamo allineati alla media delle altre Regioni. Anche sul piano sanitario ritengo che il governo regionale abbia agito bene, seppur, come dichiarato dallo stesso assessore Razza, con errori, perché di fronte ad una emergenza come quella che abbiamo dovuto affrontare chiunque può commetterne”.

Andando oltre la gestione dell’emergenza pandemica, quali risultati può vantare questo governo?
“Certamente penso all’operazione verità sui conti della Regione. Merito, che anche la Corte dei conti ha riconosciuto a questo governo. Un bilancio più veritiero anche se appesantito da un disavanzo di circa 7 miliardi che è stato prodotto negli anni passati e che non è dunque imputabile a questo governo”.

Armao ha detto qualche tempo fa che il governo Musumeci non ha acceso mutui e non si è indebitato di un solo euro. Avete continuato su questa strada?
“Sì e questa è un’altra vittoria. Ma ce ne sono altre. Pensiamo ai cantieri aperti, ai contributi cospicui che abbiamo destinato alla cultura, agli interventi di messa in sicurezza del territorio attraverso l’Ufficio contro il dissesto idrogeologico, i lavori portuali, la famosa tratta ferroviaria Palermo-Trapani via Milo, i soldi spesi per le ex Province e che sono stati destinati alla manutenzione di scuole e strade. Non ultima, la progettualità sul Recovery fund. Altro grande risultato è il Centro direzionale destinato a diventare una delle opere pubbliche più grandi importanti del Mezzogiorno e che consentirà una diversa e migliore organizzazione degli spazi ed una concentrazione degli uffici che comporterà dei risparmi. Tra i risultati di questo governo c’è anche il salto di qualità compiuto nella raccolta differenziata”.

Sì, ma senza energimpianti la gestione dei rifiuti resterà emergenziale
“Vero, sotto questo aspetto sono personalmente favorevole agli energimpianti. Abbiamo ancora due anni per lavorare su questo ed altri importanti obiettivi come infrastrutture e dialogo con Roma per portare almeno al 34% la quota di investimenti destinati al Sud”.