Una trappola. Così è stato giudicato da molti il tentativo – fallito – della Lega di affossare il Green pass bocciandolo in aula alla Camera.
Eppure ieri mattina Mario Draghi e il Governo avevano incassato il ritiro da parte di tutti i partiti della maggioranza – Lega inclusa – , degli emendamenti al dl sul certificato verde in votazione a Montecitorio, non essendo così costretti a porre la fiducia sul provvedimento.
Ma Salvini, sul Green pass, aveva in mente altro: tanto da annunciare in serata di esser pronto a votare gli emendamenti di Fratelli d’Italia per sopprimerlo. Ancora una volta al traino della Meloni (e della destra estrema che cerca, senza molti successi, di trascinare in piazza i cosiddetti no vax).
Così, sul primo voto (segreto) in aula, sono stati registrati 134 sì alla proposta di FdI. E il deputato del Pd Emanuele Fiano ha sottolineato che “contro il Governo ha votato tutta la Lega”.
Partito, quest’ultimo, definito dal segretario dem Enrico Letta, che ha chiesto chiarezza, “inaffidabile per il governo”.
La maggioranza, insomma, non è caduta nella trappola e anche il M5S con Stefano Patuanelli, ha bollato la Lega come “il partito del No”.
Salvini ha tentato di minimizzare: “il Governo non dipende dal fatto che uno voglia andare al ristorante a mangiarsi la pizza con o senza il green pass”. Ma in molti sottolineano l’appiattimento della Lega sulle posizioni di Giorgia Meloni, che infatti ha esultato: “Sono contenta se quella parte del centrodestra che ha scelto di sostenere Draghi non si piega alla volontà della sinistra”.
La tensione, complice anche il voto delle amministrative ormai alle porte, è destinata a crescere rischiando di rallentare il percorso sulle riforme indirizzato dal presidente del Consiglio.
Ma Draghi non sembra essere intenzionato a deviare la strada del governo rispetto alle tensioni parlamentari.
Sono tre, al momento, i macro-temi su cui il premier si muoverà nei prossimi giorni: l’estensione del Green Pass ai dipendenti pubblici e privati, la riforma della concorrenza e la riforma del fisco.
Sulla prima misura il premier potrebbe stringere già nelle prossime ore: la filosofia è quella di allargare alle altre tipologie di dipendenti pubblici e privati un obbligo che è già realtà per categorie come medici o insegnanti.
Una cabina di regia ad hoc, tuttavia, non risulta ancora convocata. Potrebbe, forse, cadere a ridosso del Cdm che varerà il decreto.
Sulla riforma della concorrenza e soprattutto su quella del fisco è possibile che si vada oltre il venti settembre.
Anzi, c’è chi nel governo ipotizza che un intervento sul fisco venga fatto solo dopo la Nota di Aggiornamento del Def, prevista il 27 settembre. E, si spiega in ambienti governativi, tra i ministri che invitano a un supplemento di riflessione su alcune criticità contenute nei provvedimenti c’è quello dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Leghista.
Tra le misure sul tavolo di Draghi c’è anche il decreto anti-delocalizzazioni. La filosofia, tuttavia, più che di un intervento “anti-delocalizzazioni” sembra essere quella di una misura “pro-localizzazioni”.