Politica

Green pass, polemiche sui controlli, giuristi divisi

Divide i giuristi l’attribuzione ai ristoratori che ospitano clienti al chiuso dei compiti di controllo del possesso del Green pass e dei documenti di identità della clientela.

Non ha dubbi Gianluigi Pellegrino (nella foto), tra i più esperti legali di diritto amministrativo, che rientri nel pieno diritto dello Stato chiedere a ristoratori e titolari di esercizi aperti al pubblico di controllare i documenti sanitari e di identità dei clienti.

Il costituzionalista Michele Ainis, invece, sposa le tesi della destra e afferma che delegare i controlli a soggetti non titolati è un indizio della “militarizzazione della società civile”, arrivando a sostenere che la crescente limitazione di spazi di libertà causa “pulsioni anti-statali”. E questo è vero, anche se le manifestazioni sono circoscritte a qualche migliaio di partecipanti in tutt’Italia, quasi tutti appartenenti a una destra radicale.

Ainis puntualizza però che i cittadini non sono solo titolari di diritti ma anche destinatari di “obblighi” come quello della solidarietà verso gli altri. Una solidarietà che non si rispetta se si rinvia il vaccino aspettando che “arrivi l’effetto gregge”.

“Questa vicenda dei titolari di locali pubblici costretti a verificare i green pass e i documenti dei clienti ha detto Ainis – , fa il paio con quella dei presidi che rischiano di pagare multe se anche loro non controllano che non ci sia del personale scolastico non vaccinato. Questo significa trasferire a dei soggetti privati, o anche a dei soggetti pubblici come sono i presidi e che però hanno funzioni diverse, compiti di controllo, sostanzialmente di polizia”.

La conseguenza per Ainis è “una sorta di militarizzazione della società civile”.

“Capisco – ha aggiunto – che possa sembrare una espressione forte, però di questo si tratta”.

La tesi è stata però completamente smontata da Pellegrini.

“I documenti di identità – ha detto l’avvocato – sono già richiesti negli alberghi, su certi mezzi di trasporto, per gli acquisti con carte di credito: insomma non è mica una novità”.

“Certo – ha aggiunto – poi non è che gli esercenti possono verificarne l’autenticità o che non si tratti di un documento artefatto, di tutto questo non possono rispondere. Ma nei limiti dell’attività privata, e sostanzialmente come condizione dell’autorizzazione amministrativa che hanno nei vari settori, questo controllo lo Stato glielo può chiedere”.

“Qualsiasi giudice – ha sottolineato Pellegrino – direbbe che l’obbligo di controllare il Green pass è ragionevole e proporzionale. Mi sembra un onere giustificato. Chi svolge attività aperte al pubblico può essere sempre condizionato a degli oneri da rispettare purché siano ragionevoli”.