Politica

Gregoretti, Di Maio: propaganda. Differente il caso Diciotti

“Ero vicepremier quando ai tempi della Diciotti bloccammo quella nave perché l’Ue non voleva prendersi una parte dei migranti e mi sono autodenunciato. Il caso Gregoretti è arrivato un anno dopo ed è propaganda perché la redistribuzione era già in corso in tutta Europa”.

La dichiarazione del capo politico del M5s Luigi Di Maio, rilasciata oggi a Studio Aperto, confermerebbe che dietro il motivo di tenere per quasi una settimana costretti a bordo della nave Gregoretti oltre cento migranti, più l’equipaggio del natante della Guardia Costiera, ci fosse la volontà di acquisire consensi elettorale lavorando sulla paura creata in larghe fasce della popolazione facendo immaginare un’invasione di africani.

D’altra parte l’allora ministro dell’Interno e capo della Lega Nord Matteo Salvini, attraverso il suo sistema di propaganda on line definito “La Bestia”, era già riuscito a far credere a milioni di italiani di aver chiuso i porti ai migranti. Circostanza questa, se non impossibile, almeno inutile visto che, con 3.600 chilometri di coste, sarebbe stato come mettere un cancello all’ingresso principale del Colosseo illudendosi che non si potesse passare dalle centinaia di altre aperture.

In realtà il capo leghista doveva essere perfettamente consapevole che i migranti continuassero costantemente ad arrivare con il sistema dei cosiddetti “sbarchi fantasma”, anche perché questi venivano regolarmente registrati sul sito del Viminale.

Solo, Salvini non ne parlava, preferendo impegnarsi nel dare clamore mediatico alle sue “battaglie” contro le ong, che trasportavano poche centinaia di persone.

E per farlo, a quanto pare non si faceva scrupolo di infliggere sofferenze a persone già duramente colpite dalle circostanze, come i migranti della Gregoretti.

“Quello della Gregoretti – ha infatti chiaramente di Maio, fugando ogni dubbio su come, secondo la sua versione, andarono le cose – fu un atto di propaganda. Quindi non c’entra niente con il caso Diciotti e bisogna far valutare quell’atto dagli inquirenti”.

“Da vicepremier – ha ribadito il ministro degli Esteri – mi ero autodenunciato per il caso Diciotti proprio perché l’Europa non voleva prendere migranti. Un anno dopo redistribuiva in automatico”.