Editoriale

Grillo a Conte “Ti manca il quid”

E così arrivò il “redde rationem” tra Grillo e il suo ex pupillo, Conte.
Non riportiamo tutte le espressioni di biasimo dell’Elevato nei confronti dell’ex presidente del Consiglio. Ma vogliamo ricordare la frase storica che Berlusconi pronunciò nei confronti del suo ex pupillo, Angelino Alfano: “Ti manca il quid”. Cosa voleva intendere il Cavaliere con la parola quid? Molti l’hanno tradotta con carisma, acutezza dell’intelligenza, capacità manageriale, visione prospettica: insomma, le qualità che dovrebbe avere un leader politico.

Per analogia, in un certo senso, Grillo ha scritto con chiarezza che anche a Conte manca il quid, con l’aggiunta di altri pesanti rilevamenti delle sue carenze.

Forse il Comico poteva essere un po’ più gentile e come le sorelle Bandiera gli avrebbe potuto inviare un messaggio garbato come: “Fatti più là, ah ah”.
Non sembra che ci possa essere di nuovo un punto d’intesa fra i due, nonostante all’interno del MoVimento vi sia ancora chi lo speri.

“Alea iacta est”, il dado è tratto, come disse Giulio Cesare attraversando il Rubicone. A questo punto Grillo, proprietario del simbolo – che teneva stretto quando si è fatto fotografare con i gruppi parlamentari, in modo più che simbolico – ha deciso di rimettere agli iscritti la questione per rilevarne la volontà mediante votazione sulla piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio.

Ma c’è un grosso ostacolo e riguarda il fatto che, per disposizione del Garante per la protezione dei dati personali, tali dati sono stati trasferiti da Casaleggio alla nuova piattaforma. Cosicché la situazione si è ingarbugliata, nel senso che non si sa se possano essere ancora utilizzati dalla piattaforma Rousseau, che ovviamente ne detiene le copie.

Poi c’è il problema delle votazioni degli Stati generali, che hanno previsto un direttivo di cinque membri. Grillo desidera che il volere di quegli Stati generali sia eseguito perché sostiene che il MoVimento debba andare avanti secondo i principi dei fondatori, cioé di lui stesso e di Gianroberto Casaleggio.

La situazione è in evoluzione: difficile prevederne gli sviluppi.
In questa vicenda, risulta assordante il silenzio di Luigi Di Maio, il quale, mentre avveniva questa sorta di tragedia interna prima descritta, se ne stava a co-dirigere i lavori del G20 a Matera. Ora è arrivato il tempo in cui dovrà esprimersi se stare con Grillo o con Conte, il quale difficilmente si ritirerà, anche perché ha sicuramente in serbo un suo partito, perché questo voleva fare, un partito.

Ad esso aderiranno molti deputati e senatori, soprattutto quelli che temono di non essere più eletti, dal momento che nel 2023 gli affezionati che hanno votato per l’M5S nel 2018 saranno sicuramente dimezzati, in quanto il consenso passerà dal trentadue al quattordici per cento.

Il MoVimento 5 Stelle è nato come anti-partito, con una novità rispetto alla classe politica stagnante dell’epoca: evitare i soliti riti, gli accordi di caminetto per scardinare le lobbies, le caste ed altri che sfruttano i cittadini. L’M5S è nato sui valori, sulle competenze, sul merito, almeno come intenzioni teoriche.

Quando è diventato di fatto la copia di uno dei tanti partiti esistenti, almeno così voleva fare Giuseppe Conte, la natura dello stesso si è travisata e quindi, in un certo senso, Grillo ha ragione di volere ripristinare le condizioni iniziali per le quali lui stesso e Casaleggio si sono impegnati di fronte al Popolo italiano.

Oggi come oggi non c’è bisogno di un nuovo partito, ma il MoVimento ha la sua ragion d’essere in quanto tale, se riesce a mantenere la freschezza delle idee e delle intenzioni originarie, oppure svanirà come la neve al sole.

Non crediamo che questa battaglia fra Grillo e Conte avrà refluenze sul governo Draghi, perché tutti i parlamentari sanno che per loro è l’ultima spiaggia e resisteranno ancora trenta giorni in quanto, come è noto, dal prossimo 3 agosto le Camere non potranno più essere sciolte dal Presidente della Repubblica.

Probabilmente si verificherà una scissione con il MoVimento che continuerà nella sua strada guidato da un altro leader (forse Di Maio), mentre Conte inizierà una nuova attività politica con un suo partito, del quale tra non molto (crediamo) ci comunicherà nome e struttura.