GROTTE (AG) – In provincia di Agrigento c’è un piccolo paese dove nei giorni di Pasqua rivivono riti antichissimi e va in scena uno spettacolo di grande suggestione. È il centro agricolo di Grotte che sorge in un verde paesaggio collinare, circondato da vigneti e mandorleti, in una terra che custodisce memorie antiche.
Le sue origini sono incerte. Secondo Polibio, pare che l’attuale nome derivi dalla voce punica “Erbessus”, cioè abbondante di grotte. Dell’antico villaggio di Erbesso, andato distrutto nella Prima guerra punica e di cui parla lo storico greco, si servirono i Romani durante l’assedio dell’antica Akràgas (262 a.C) come luogo di deposito di viveri e di materiale bellico. A quell’epoca nel territorio si estraeva già lo zolfo. L’economia del paese è stata fortemente legata alle miniere di zolfo. Nell’Ottocento Grotte fu un importante centro minerario e tra il 1830 e il 1840 contava ben tredici miniere che impiegavano una notevole quantità di manodopera. Oggi il territorio si distingue per la produzione di olive, mandorle, uva e cereali.
Grotte sotto gli Aragonesi fu terra feudale. Alterne vicende assegnarono questo territorio a diverse famiglie nobiliari, tra cui i Ventimiglia, i Montaperto e i la Grua Talamanca dei principi di Carini. Il centro abitato si caratterizza per le chiese e i suoi importanti edifici civili, come il palazzo comunale costruito alla fine del Cinquecento nell’ex convento dei frati carmelitani. Sul corso si apre il calvario con un lungo sentiero fiancheggiato da cipressi secolari che conduce in cima, ad una minuscola chiesetta.
Il monumento principale è la chiesa intitolata a Santa Venera Patrona del paese, la cui realizzazione fu iniziata dal barone Gaspare Montaperto e completata da immigrati nel Seicento. Tra le tante pregevoli opere d’arte conserva un ciclo di due pale d’altare di Pietro D’Asaro ed un dipinto di fra’ Felice da Sambuca del 1785 che raffigura la santa protettrice. Al suo interno è anche custodita l’urna con il simulacro del Cristo morto che nei giorni della settimana santa viene portata in processione per le vie del paese.
Le celebrazioni pasquali di Grotte hanno come protagonisti decine e decine di personaggi in costume d’epoca che mettono in scena i momenti più significativi della morte di Cristo mentre i tradizionali lamenti fanno da cornice alla sua passione e crocifissione.
Nel tardo pomeriggio del giovedì santo nella piazza del paese vengono rappresentate l’ultima cena, la rinnegazione di Pietro e l’impiccagione di Giuda e per le strade si snoda una suggestiva processione dell’urna che dalla chiesa Madre viene portata in cima al colle dove sorge il calvario. Il venerdì santo il centro storico si trasforma in un teatro all’aperto e vanno in scena il processo e la condanna di Cristo a cui segue la via crucis con li caduti. Nel pomeriggio tutti gli interpreti si riuniscono al calvario per la deposizione del Cristo dalla croce e il dolore e il pentimento per la morte di Gesù vengono rappresentate nelle cosiddette rieciti. Le celebrazioni culminano la domenica di Pasqua quando in piazza, a mezzogiorno in punto, avviene l’incontro tra Gesù risorto e la Madonna tra il suono delle campane e lo sparo di mortaretti.
Annalisa Di Stefano