Guerra dei dazi tra Usa e Ue

ROMA – L’Italia è il Paese più danneggiato da una eventuale guerra dei dazi tra Stati Uniti ed Unione Europea sul vino che con un valore di 1,5 miliardi nel 2018 è il prodotto agroalimentare Made in Italy più esportato nel 2018 in Usa dove l’Italia è il primo paese fornitore con oltre 1/3 (34%) del mercato complessivo in valore davanti alla Francia (28%). è quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che valgono appena 2,2 milioni le importazioni in Italia nel 2018 di vino statunitense inserito nella lista dei prodotti da colpire nelle contromisure predisposte dalla Ue in risposta all’ipotesi di dazi formulata dal presidente Trump sui prodotti comunitari. La “guerra del vino” – sottolinea la Coldiretti – è particolarmente rilevante per gli Stati Uniti dove la produzione iniziata negli anni 60, grazie soprattutto alla California, ha raggiunto quasi il 10% del totale mondiale per effetto di una crescita vorticosa delle coltivazioni che hanno consentito agli Usa di diventare il quarto produttore di vino a livello globale dopo Italia, Francia e Spagna con una quantità di 24 milioni di ettolitri. Gli Stati Uniti però -continua la Coldiretti – sono diventati anche il primo consumatore mondiale di vino con 31,8 milioni di ettolitri che in parte vengono soddisfatti dalle importazioni, provenienti principalmente da Italia e Francia. In realtà la guerra dei dazi tra Usa e Unione Europea si è estesa in modo preoccupante all’intero sistema agroalimentare con le ritorsioni ipotizzate dall’Unione Europea per 20 miliardi di euro che riguardano oltre ai vini anche prugne, snack, chewingum, tabacco, vaniglia, caffè, pesce surgelato, succhi, olio di semi e frutta secca che l’Italia importa in gran quantità. “Occorre dunque evitare uno scontro che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “gli Usa si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna”.