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Guerra Russia-Ucraina, Kiev si prepara al peggio, Usa pronti a intervenire

Il rischio di un attacco russo si fa sempre più concreto in Ucraina, dove regna ancora l’alta tensione. “Al 12 febbraio, il numero totale di truppe russe lungo i confini dell’Ucraina, comprese quelle in Bielorussia e nei territori occupati dell’Ucraina orientale e della Crimea, è di 87 gruppi tattici, circa 147.000 militari, compreso il personale aereo e navale”. 

E’ la stima del Center for Defense Strategies ucraino, riportata dal Kyiv Independent. “Queste truppe sono dotate delle armi e dei veicoli appropriati, nonché di unità di supporto logistico e medico. Tuttavia, finora non ci sono segnali che dispongano dei rinforzi aggiuntivi necessari per un’offensiva su larga scala”, aggiunge l’analisi degli esperti.

Le parole della Russia

“Ci aspettiamo che questi esigui canali per il dialogo alla fine ci permetteranno di trovare una sorta di reciprocità da parte dei nostri oppositori e il desiderio di trovare una soluzione che veramente significherà il tenere conto dei nostri interessi”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ripreso dall’agenzia russa Ria Novosti. 

“Nell’ambito delle questioni per noi essenziali, gli americani ignorano le nostre preoccupazioni, e mi riferisco alla questione delle garanzie di sicurezza che ha posto il presidente Putin – ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov -. Quindi a questo proposito la situazione non è rosea, ma noi comunque speriamo. In qualità di persone ragionevoli, ci stiamo preparando al peggio, ma speriamo comunque nel meglio”.

Le reazioni del panorama internazionale

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiesto alla Russia oggi “segnali immediati di de-escalation” nella crisi con l’Ucraina, prima di recarsi a Kiev e poi a Mosca. “Noi ci aspettiamo da Mosca segnali immediati di de-escalation”, ha scritto Scholz in un tweet, sottolineando che “una nuova aggressione militare avrà delle conseguenze pesanti per la Russia”.

“La nostra priorità immediata è sostenere gli sforzi per una de-escalation della situazione” ma se Mosca intensifica l’azione militare il G7 “è pronto a imporre collettivamente sanzioni economiche e finanziarie con conseguenze enormi e immediate sull’economia russa”, affermano i ministri della Finanza del G7. “Supportiamo l’Ucraina. La sua sovranità e la sua economia”, scrive su Twitter il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni rilanciando la dichiarazione dei ministri delle Finanze del G7 sulla crisi ucraina.

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha affermato che la situazione in Ucraina è “molto, molto pericolosa” e ha invitato il presidente russo Vladimir Putin a fare un passo indietro dall'”orlo del precipizio”, riferisce la Press Association.

Il punto della situazione

Gli eserciti si rafforzano, la diplomazia arranca, la paura cresce. Dopo lo stallo nelle trattative ai massimi livelli, con il colloquio tra Joe Biden e Vladimir Putin che ha portato solo alla generica promessa di proseguire con il dialogo, l’Ucraina si prepara alla guerra. Nelle ultime ore, dalla Lituania è atterrata una fornitura del sistema missilistico anti-aereo Stinger, mentre altre 180 tonnellate di munizioni le hanno trasferite gli Stati Uniti, per un totale di circa 1.500 dall’inizio della crisi.

La guerra ibrida di Mosca

Ma nel frattempo, un’altra guerra è già cominciata. Le armi non sparano ma seminano comunque il panico, sabotano senza bisogno di invadere, perché nell’etere le linee rosse non si vedono: è la guerra ibrida di Mosca, fatta di pressione economica, cyberattacchi e la tattica dei falsi allarmi bomba, portata avanti per logorare i nervi del Paese.

L’obiettivo russo, secondo il Wall Street Journal, che cita fonti di Kiev, sarebbe quello di indebolire progressivamente il Paese, provocando malcontento e proteste simili a quelle fomentate nell’est del Paese nel 2014 per giustificare un intervento.

Solo a gennaio, la polizia ucraina ha ricevuto quasi mille messaggi anonimi, soprattutto via email, con falsi allarmi su ordigni piazzati in circa 10.000 luoghi, dalle scuole alle infrastrutture essenziali: ogni volta, è una quotidianità che si spezza, ipotecando la vita dei cittadini comuni.

Stretta tra paura e voglia di andare avanti, Kiev prova comunque a gettare acqua sul fuoco, criticando il “panico” creato tra la popolazione e nei mercati dalle decisioni di molti alleati occidentali di richiamare i propri cittadini e il personale non essenziale delle ambasciate: una mossa difesa da Blinken, che l’ha definita “la cosa più prudente da fare”. Dal canto suo, anche la Russia si è detta “preoccupata” per la decisione dell’Osce di trasferire parte del proprio personale dall’Ucraina.

La crisi del traffico aereo

Come con la guerra ibrida, c’è poi un altro fronte della vita quotidiana già messo in crisi, quello del traffico aereo.

Nonostante la compagnia di bandiera olandese Klm abbia già interrotto i voli e i cieli ucraini siano di fatto evitati da molti vettori, con le compagnie assicurative che si defilano e un volo dal Portogallo a Kiev della compagnia locale SkyUp sia stato costretto sabato ad atterrare in Moldova per decisione della compagnia che lo operava, Kiev insiste nel non voler chiudere i suoi cieli.

“Non ha senso e assomiglierebbe molto a un autoisolamento”, ha detto Mykhailo Podolyak, consigliere della presidenza ucraina. Il governo si impegna a “prevenire i rischi per le compagnie aeree”, ma allo stesso tempo sconsiglia di sorvolare il Mar Nero da lunedì a sabato, in concomitanza con la maxi-esercitazione navale russa.

Gli Usa pronti a “intervenire in modo rapido e deciso” a fianco dell’Ucraina

Il coordinamento con gli alleati del presidente ucraino Volodymyr Zelensky resta costante. Dopo un colloquio in tarda mattinata con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che gli ha ribadito la solidarietà dei 27, è arrivato un nuovo briefing con Biden, che lo ha aggiornato dopo la telefonata con Putin.

La Casa Bianca ha ribadito che in caso di aggressione russa la risposta avverrà “in modo rapido e deciso”, spiegando che i due leader hanno concordato “sull’importanza di continuare a perseguire la diplomazia e la dissuasione”. Il clima nelle cancellerie resta comunque da vigilia di guerra.

Dall’accostamento del ministro della Difesa britannico tra le trattative con Putin e la Conferenza di Monaco, che nel 1938 segnò la resa diplomatica al regime nazista di Adolf Hitler, alla Polonia che annuncia i preparativi per un’ondata di rifugiati in caso di conflitto attraverso il confine con l’Ucraina, gli alleati cercano stavolta di non farsi prendere in contropiede dalle mosse di Mosca. Che, per il momento, si limita a osservare il caos.