Mondo

Guerra in Ucraina, la Russia inizia l’assedio al Donbass. Azov: “La resa non è un’opzione”

La Russia ha iniziato la sua attesa azione militare su larga scala per impadronirsi dell’Est dell’Ucraina, ha detto il presidente Volodymyr Zelensky in un discorso video nella tarda notte di ieri. “Ora possiamo già affermare che le truppe russe hanno iniziato la battaglia per il Donbass, per la quale si stavano preparando da tempo… una parte significativa dell’intero esercito russo è ora concentrata su questa offensiva”, ha detto il presidente ucraino. “Non importa quanti soldati vengono portati lì, ci difenderemo.
Combatteremo. Non rinunceremo a nulla di ucraino“, ha aggiunto Zelensky.

Mariupol, civili deportati

Il sindaco di Mariupol ha affermato ieri che circa 40.000 civili della città sono stati “deportati con la forza” in Russia o nelle regioni dell’Ucraina controllate dai russi. Parlando alla televisione ucraina, Vadym Boichenko ha affermato che i numeri sono stati “verificati attraverso il registro municipale”. Le forze ucraine che difendono la città portuale assediata combatteranno fino alla fine contro le truppe russe, ha affermato oggi il primo ministro ucraino Denys Shmyhal. In un’intervista, Shmyhal ha detto che la scadenza della Russia per la resa delle forze ucraine a Mariupol entro domenica è stata ignorata. “La città non è ancora caduta”, ha commentato. “Ci sono ancora le nostre forze militari, i nostri soldati, quindi combatteranno fino alla fine. E per ora, sono ancora a Mariupol”, ha detto alla rete americana ABC.

Azov: “Non ci arrendiamo”

“Resa? Non ne abbiamo mai neppure parlato. I russi possono tranquillamente fare a meno dei loro ultimatum. Gli eroi combattenti di Mariupol si batteranno sino all’ultimo uomo, non cercano il martirio ma sono pronti a morire. Ma i rinforzi arriveranno prima”. Così il Michail Pirog, comandante del quarto Battaglione dei volontari della formazione nazionalista Azov a Zaporizhzhia, la città del Centro- Sud più vicina a Mariupol, spiega al Corriere della Sera che, per gli ucraini accerchiati da quasi due mesi, la resa “non è un’opzione contemplata”. Secondo il 55enne, Azov non è una formazione neonazista e razzista: “Noi siamo patrioti che combattono per la libertà e la democrazia. La propaganda russa falsifica la realtà e ci accusa di nazismo, mentre sono proprio i soldati russi a uccidere civili, a rubare e violentare. Sono loro i nuovi hitleriani. Noi ci battiamo anche per difendere le democrazie europee contro il fascismo espansionista di Putin”. Quanto alla svastica, simbolo che compare sulle uniformi e bandiere della brigata Azov, secondo Pirog “è un antico simbolo slavo, paneuropeo, persino indiano. Per noi non ha alcun rapporto col nazismo”.