Cosa c’entrano i forestali siciliani con la Nato, direte voi. C’entrano, c’entrano, come paradigma. Da anni in Sicilia i forestali vengono usati come antincendio contro il fuoco, che piromani sapienti e criminali accendono nei momenti caldi. È una lotta impari, combattuta con mezzi e risorse limitate contro un nemico che diversifica i fronti di ingaggio, disperdendo le risorse impiegate per combatterlo. Solitamente finisce con ettari di boschi e natura distrutti per anni.
I forestali non hanno risorse sufficienti, autobotti, Canadair ed acqua per spegnere incendi a tenaglia su vari fronti di fuoco. Stessa cosa sta succedendo alla Nato in guerra con il variegato fronte anti-occidentale, dal Niger a Gaza, passando per l’Ucraina e, forse, ai Balcani prossimamente. C’è una rete di piromani, di cui Putin è interprete, che va da Mosca a Teheran, dallo Yemen alla Siria, alla Corea del Nord, dietro cui attendono pazienti e speculativi Turchi e Cinesi.
Se notate sono tutti paesi che subiscono sanzioni dall’occidente a trazione statunitense. E questo variegato fronte da Est a Sud sta stringendo a tenaglia l’Europa. La Nato che riunisce Usa ed alleati europei, tenta con scarsi mezzi militari e munizionamento a tamponare i vari fuochi, ma la fine sarà molto probabilmente quella dei forestali siciliani, poveri e pazzi contro un fuoco incontrollato.
I piromani non hanno problemi con desertificazioni e perdite, ci sono abituati da millenni, ma l’Occidente, uscito dal secondo conflitto mondiale, avendo vissuto un epoca di poco rischio e grande benessere, assolutamente no. C’è un vento di scirocco che spira verso l’Europa, e non abbiamo sufficienti forestali che possono spegnere gli inevitabili incendi.