C’è un tarlo che rode nella testa del segretario generale della Cisl, Maurizio Attanasio e in quella del segretario generale della Fim Cisl Sicilia, Pietro Nicastro. Un pensiero perenne che porta sino alla nota vicenda della Intel, colosso internazionale che aveva messo gli occhi su Catania per aprire un grosso insediamento tecnologico nella Etna valley. Poi la questione si sa come andò. Ci si è messa di mezzo anche la politica – allora ministro allo Sviluppo Economico era Giancarlo Giorgetti – e alla fine la Intel optò per un grosso terreno alle porte di Torino. È stata una scelta logistica, magari decisa su pressioni del governo per scippare l’insediamento alla Sicilia. Oppure dietro ci sono anche altre vicende che portano direttamente al degrado della nostra area produttiva. Comunque lo scippo è stato molto duro e amaro anche per i sindacati come la Cisl che oggi avanzano il sospetto che la Intel alla fine abbia deciso per un lido al nord perché la zona industriale catanese è nel degrado e nell’abbandono.
Sarà così? Probabilmente nessuno lo saprà mai, ma il tarlo resta. E i sindacati insistono perché sulla vicenda non è stata fatta chiarezza sino in fondo. “Sospettiamo che uno dei motivi perché Intel avrebbe preferito un sito al nord anziché il nostro sarebbe collegato al degrado della nostra area industriale – spiegano i segretari Attanasio e Nicastro -. Un’area che non rispecchia i canoni che erano stati richiesti dagli emissari del grande colosso potrebbe essere stata al centro della decisione finale. Ora se questa vicenda fosse andata proprio come si vocifera in ambienti sia istituzionali che industriali, la politica che finora ha governato dovrebbe fare un enorme mea culpa per la perdita di un nuovo insediamento che avrebbe significato per Catania centinaia di nuovi posti di lavoro da aggiungere a qelli decisi da St ed Enel green power”.
“Purtroppo – ha proseguito il segretario Nicastro – nonostante i passi avanti con l’affidamento al Comune della gestione unica dell’area, continuano ad esserci alcuni punti che continuano ad essere abbandonati. E mi riferisco anche ai territori circostanti i grandi colossi produttivi che sono abbandonati e pieni di erbacce che d’estate diventano benzina per gli incendi. Per questo tutto il piano deve essere monitorato con cadenza periodica altrimenti, torno a ribadire, molte aziende non investiranno mai in questo territorio”.
Sulle iniziative che sono state adottate dopo l’accordo sulla gestione unica dell’area Attanasio aggiunge: “Al Comune di Catania è arrivato un altro finanziamento da 10 milioni di euro che va ad aggiungersi ai dieci precedentemente stanziati dalla Regione. Con i venti milioni in cassa, secondo un programma ben definito, dovrebbero essere realizzate alcune opere, come la caserma dei carabinieri, la pubblica illuminazione in diverse zone, la rete idrica e alcuni tratti stradali. Con i fondi del finanziamento regionale saranno aperti i cantieri, entro marzo-aprile per il rifacimento di alcune strade a blocco Giancata, blocco Terrazze e passo Martino oltre ad altre arterie vicine alla St. L’unico problema a momento riguarda il rischio idraulico. A tutt’oggi manca ancora un piano sul superamento di tutte le problematiche che si verificano ad ogni alluvione. Nessuno, né il Comune, né l’Asi e neanche la Regione ha finora commissionato uno studio sul dissesto idrogeologico. Noi invece siamo dell’opinione che il rischio maggiore che corre la zona industriale non è tanto quello delle strade dissestate e poco illuminate, ma quello delle continue alluvioni. Per questo diciamo basta agli interventi tampone. Qui ci vuole un piano dettagliato e molto ampio che risolva una volta per tutte una delle piaghe maggiori dell’intera zona produttiva. Se non si fanno questi interventi continueremo a dare la colpa dal meteo anziché prendercela con chi 60 anni fa fece l’errore di insediare un insediamento produttivo in una zona chiamata Pantano D’Arci”.
Il segretario Cisl punta il dito anche contro l’Irsap per l’assenza di interventi nelle aree di sua competenza. “La zona maggiormente malmessa del polo si trova nelle vicinanze della grande azienda di produzione di pannelli solari della Enel green power. Il nostro sindacalista di base della Enel green – ha concluso Attanasio – ha più volte denunciato la pericolosità di alcuni tratti della strada che portano allo stabilimento, denunciando anche l’assenza di segnaletica e di illuminazione. I dieci milioni che sono arrivati dovrebbero servire proprio per questa zona dell’area. Speriamo che intoppi burocratici non rallentino tutto. per questo la Cisl ha chiesto di individuare un organismo che si incarichi di organizzare una conferenza di servizi per tentare gli stilare un progetto legato al problema idraulico e un altro sulla raccolta delle acque reflue. Senza la soluzione di queste problematiche la nostra zona industriale continuerà ad essere periferia”.