Eni sta investendo nella realizzazione di un reattore a fusione, ancora in fase di sperimentazione. La ricercatrice Miriam Parisi afferma che nel corso di questi anni si sta lavorando ad un progetto che consiste nella riproduzione del plasma sulla Terra, che sarà contenuto all’interno di un reattore, il “Tokamak” e verrà portato a temperature molto elevate, 100 milioni di gradi.
Tutto ciò dovrebbe essere realizzato entro il prossimo decennio. Per ottenere la reazione della fusione, il plasma deve essere confinato in uno spazio limitato. A temperature così elevate, non esiste un conteni-
tore in natura in grado di resistere a queste condizioni. Le particelle sono costrette a muoversi lungo una traiettoria a spirale attorno alle linee del campo magnetico, lontano dalla parete del contenitore.
La fusione nucleare consiste nell’unire i nuclei di due atomi leggeri cioè deuterio e trizio, di cui il primo si trova nell’acqua di mare, mentre il se-
condo deriva dalle reazioni che coinvolgono il Litio, che è contenuto all’interno della crosta terrestre, formando un atomo più pesante come l’elio, rilasciando una quantità di energia.
Gli italiani hanno votato contro il nucleare in due occasioni, nei referendum del 1987 e del 2011, sull’onda emotiva delle catastrofi di Cher-
nobyl e Fukushima. L’esplosione di queste due centrali nucleari ha provocato una serie di danni permanenti nel tempo, infatti al giorno d’oggi Chernobyl è una città fantasma dove vivono circa duemila persone, che sono guardiani, agenti di polizia e tecnici che devono controllare
il rivestimento del reattore esploso, inoltre l’esplosione del reattore provocò malattie e generò scorie radioattive. La centrale nucleare di Chernobyl esplose il 26 aprile 1986, a causa di un errore umano du-
rante un test. A Fukushima l’esplosione fu causata da reazioni con gas di idrogeno liberati nelle tubazioni a causa di una reazione chimica, dopo che
l’impianto di raffreddamento andò in avaria per l’allagamento da tsunami.
Altro nodo fondamentale è quello delle scorie, cioè rifiuti radioattivi che derivano dalla produzione di energia nucleare, le quali vengono trattate e isolate in contenitori appositi, che a loro volta vengono immagazzinati in appositi depositi a gestione nazionale, generalmente sotterranei e ben controllati. Le scorie solide del combustibile nucleare nelle centrali a fissione (e.g. uranio) sono radioattive per migliaia di anni. Invece in una centrale a fusione le scorie sono costituite dai materiali strutturali del reattore attivati dai neutroni o altre particelle, e possono essere riciclate dopo alcune decine di anni.
Al giorno d’oggi, quando si parla di fusione si pensa ad un processo ad alto rischio, ancora sperimentale, il quale però potrebbe giovare non poco alla salvaguardia dell’ambiente. La centrale nucleare, infatti, non produce emissioni di anidride carbonica o di azoto e zolfo, che sono le cause maggiori dell’effetto serra e del buco dell’ozono.
La fusione inoltre può essere d’aiuto anche alla nostra economia, dato che ad oggi siamo costretti ad acquisire il 14% di energia dagli Stati con-
finanti, come Francia, Svizzera, Slovenia e Austria.
Dobbiamo perciò sperare che la sperimentazione vada avanti, si tratta di un progetto molto importante che riuscirà a garantire maggiore sicurezza e
un ambiente più pulito di quello che abbiamo oggi.
Aida Rucco, Giorgia Chiafele Giuseppe Buscemi
III CL – I.I.S. Leonardo Da Vinci
Niscemi (CL)