Editoriale Grimaldi

Idola theatri

Scomodare Francis Bacon – in Italiano Bacone – filosofo vissuto a cavalo tra il 1500 e il 1600 alla Corte di Inghilterra di Elisabetta Tudor può sembrare eccessivo per parlare di quanto in queste settimane sta avvenendo a ridosso delle elezioni del 25 prossimo per il rinnovo delle Camere.

Ma di fatto l’Inglese con i suoi quattro “idola” aveva superato le divisioni aristoteliche e dato una impostazione rispondente alla realtà di allora, che tuttavia è ancor presente nonostante globalizzazione e diavolerie del genere.

Non so quanti candidati alle 600 poltrone (400 Camera, 200 Senato) si stiano sbizzarrendo in articolazioni mentali che se non stupiscono lasciamo perplessi; e purtroppo, pare, aumentino il numero di cittadini che, ove l’avevano, stanno perdendo l’interesse e la voglia di compiere quel diritto democratico – il voto – per scegliere il legislatore, la tipologia di governo e quanto esso voglia fare per il “bene del Paese”.

Ed Ecco Bacone che parlando degli “idola theatri” sottolinea essere dimensione della mente tipica di chi vuole incantare il pubblico a prescindere da quanto pensi di fatto su uno specifico argomento. E l’attore, come diceva Sergio Tofano, si spoglia del “se” ed assume, recitando, le vesti del personaggio che interpreta ed è tanto più bravo per quanto più riesca ad annullare il “soi meme” ed essere oggi Amleto e domani lo iettatore pirandelliano, pur e sempre rimanendo se stesso: ma non appalesato.

Ed il cambiar idee anche più volte al giorno di insigni politici, che magari tali invero sono, visto da questa visuale non è ipocrisia o tentativo di ingannare l’elettore, ma esercizio da “idolo” che deve dimostrare credere in ciò che dice a prescindere dal suo passato o anche, a volte, dal suo presente. L’elettore ne rimane frastornato soprattutto se usa i social dove non esiste una cronologia temporale, ma la estemporaneità con messaggi che sono “pensieri” e non tesi elucubrate e ponderate.

E ciò mette in crisi la informazione su carta stampata che ha una sua collocazione temporale proiettata su 24 ore. Ma anche radio e tv che per serietà non possono inseguire i cambiamenti di umori, pensieri e considerazioni dei politici a costo della loro serietà informativa. Un baillamme del diavolo che porta a non capire e dunque non farsi una concettualità decisionale che spesso porta a non votare.

Siamo a circa il 40% tra indecisi e persone che hanno già dichiarato di non votare. Significa che tutti i sondaggi, ove costoro d’emblèe decidessero d’andare alla urne, rischierebbero di avere risultati inimmaginabili con schizzi in alto di partiti ed alleanze oggi da prefisso telefonico e cadute libere di altri oggi al top delle scelte dichiarate.

E con le ultime due settimane senza sondaggi ne deriva che l’elettore andrà cieco alle urne magari decidendo in “zona Cesarini” come votare.

Della serie: il Signore aiuti l’Italia.