Le televisioni private vivono di pubblicità. Per conseguenza, ideano e trasmettono programmi che possono attirare il massimo interesse dei/lle telespettatori/trici perché l’audience si trasforma in vendite di spazi e conseguenti incassi di denaro.
La logica del profitto è basilare per chi gestisce una rete televisiva e anche radiofonica o un sito web.
Qual è l’interesse della massa di telespettatori/trici, radioascoltatori/trici o internauti/e? Il cazzeggio, ovvero, come dice il vocabolario: “Chiacchiere senza costrutto che si fanno tra amici, specialmente per ammazzare il tempo”.
Di certo l’interesse della gran parte di costoro non riguarda i veri problemi della Comunità perché tendono a buttarli dietro le spalle, in quanto è più importante impiegare il proprio tempo e le proprie energie per divagare, divertirsi e svagarsi.
Chi perde il proprio tempo in queste attività amene dovrebbe ricordarsi degli sforzi e delle fatiche che sostengono tutti quelli che poi hanno successo nella vita, primi fra i quali gli e le atleti/e. Questi/e rinunciano alle ore libere, perché sono occupate dallo studio o dal lavoro e dalla preparazione che serve loro per rendere al meglio.
Lo stesso dicasi per chi ha la passione per la musica e studia strumenti nel tempo libero. Poi ci si meraviglia che qualcuno ha successo e qualcun altro no.
Il concetto che precede è sintetizzato nella canzone portata al successo da Gianni Morandi: “Uno su mille ce la fa, ma quanto è dura la salita…”.
Certo, senza fatica non si fa nulla, ma quanti hanno voglia di faticare? Ed ecco che preferiscono divagare, in tutti i sensi.
È proprio su questo comportamento, certamente leggero, che contano i divulgatori televisivi, assecondando questa attitudine anziché spiegare che essa non è idonea ad avere successo nella vita, affermarsi come persone e come professionisti di vario genere.
Una volta, di tanta gente che amava il “dolce far niente” si diceva che era perditempo. Oggi come oggi, invece, si esalta perché riesce a fare, anzi a non fare, quello che dovrebbe, anche se apparentemente soddisfatta.
Ma, a pensarci meglio, forse non lo sono affatto perché poi quando tirano una linea, dopo dieci, o vent’anni di vita, o trent’anni di vita e si chiedono cos’hanno concluso, registrano che non hanno ottenuto un granché di positivo, ma non se ne pentono e magari pensano “chi se ne frega”. Ed è proprio questo meccanismo mentale, secondo il quale nulla importa, che conduce a situazioni di grande disagio e difficoltà.
Intendiamoci, lo scenario che abbiamo descritto non è generalizzato perché a fronte dei perditempo vi è una grande moltitudine di persone che lavora, che si sacrifica, che educa bene i propri figli, volonterosa; insomma, dei/delle buoni/e cittadini/e.
Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio e neanche confondere il grano con il loglio perché se si operasse in questo modo si commetterebbero errori più gravi di quelli che si vogliono sanzionare.
Tutto questo è abbastanza chiaro, ma non sempre risulta altrettanto chiaro per chi non vuol vedere.
Il cazzeggio, dunque, è quel certo comportamento fra il serio e il faceto, certe volte divertente altre volte nauseante, in relazione a qual è il suo oggetto di attività, perché conta chi è il guidatore, chi lo fa. Se è dotato di intelligenza e di vasta cultura il suo comportamento può essere anche piacevole; se invece è conseguenza di becerume, il risultato sarà probabilmente spiacevole.
Quanta gente si riconosce nello scenario che abbiamo testé descritto? Sicuramente non tanta, perché chi non ha gli strumenti mentali e culturali per capire, ovviamente non capisce, con la conseguenza che appare per quello che è e cioè una persona vuota.
Non intendiamo muovere critiche a chicchessia, ma abbiamo tentato di descrivere una questione sociale molto vasta, la cui testimonianza si trova nei media sociali. Basta leggerne qualcuno con i loro messaggi, le loro esclamazioni, la mancanza di punteggiatura, la totale assenza di sintassi e di grammatica per capire come il sistema di comunicazione si stia degradando ogni giorno di più e vada verso scenari non auspicabili.