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“Il colore delle cose non dette”

Rizzoli, con il romanzo di Simone Rausi ”Il colore delle cose non dette” (euro 18), propone una storia di grande impatto emotivo.

Samuele è morto! Lo piangono i sui genitori, ma lo piange soprattutto sua sorella minore Nina: la sorellina sempre protetta, che ha voluto lasciare il nido trasferendosi in una minuscola mansarda, ma tutta per sé. Nina così forte fino alla scomparsa di quella parte di sé che viveva nel fratello. Ora è svuotata, un cappotto vuoto senza un corpo da tenere al caldo.

Rausi comincia a costruire la sua storia in maniera cupa, scura, come se il dolore di Nina avviluppasse in un velo nero l’intero stabile in cui abita, e i suoi inquilini. Gli altri condomini, all’inizio del romanzo, non sono che ombre, nomi che si muovono nonostante l’immobilità della ragazza.

La narrazione è aspra, tagliente, i colori cupi, il racconto spigoloso: la vita strappata al fratello della protagonista è il centro da cui si dipanano tutte le emozioni.

Un evento inatteso, tuttavia, uno strano contatto in chat da un numero sconosciuto di qualcuno che rivela l’amore vissuto di nascosto con Samuele e che conosce e vive lo stesso dolore, strappa Nina alla sua letargia, prima con rabbia, poi con curiosità e infine con la dolcezza del ricordo di chi si è amato visceralmente.

L’interlocutore rimane nascosto fino alla fine del libro, ma la chat diventa terapia. Il focus della conversazione lentamente non è più sulla morte ma sul tentativo, scivoloso e impervio di chi prova, o è costretto dal tempo, a fare i conti con i fatti e ritrovarsi vivo.

Sembra un gioco, è un gioco! 36 domande per scavare via il mondo crollato e riconnettersi con la vita interrotta. Per entrambi gli interlocutori.

La lettura è scorrevole, punge gli occhi all’inizio, punge il cuore, ma, man mano che verità ignote vengono a galla, le parole si addolciscono, le giornate diventano più luminose, i rumori tornano a essere quelli di una normale strada di città vicino al mare. Lo stridio che quasi si percepisce nelle prime righe scompare, la dolcezza torna a sentirsi anche nelle paste della pasticceria, i colori tornano vividi.

Simone Rausi ci racconta del cammino doloroso per resistere al lutto lacerante, ma non indulge nella commiserazione come sembrerebbe nelle prime pagine, spinge con estrema leggerezza nella direzione della luce e del perdono, e lascia al lettore la consapevolezza che la morte è intrinseca alla vita, e che dopo, anche se non lo si vuole, la vita è inevitabile per chi resta.