Editoriale

Il corpo umano questo sconosciuto

Sarebbe bene che nelle scuole si insegnasse anche la conoscenza, seppure sommaria, dei principali meccanismi che tengono in vita ognuno di noi, che ci preservano dalle malattie e che ci aiutano in caso esse sopravvengano.
Non vogliamo, ovviamente, trattare una materia così vasta e delicata come professionisti, bensì come chi, osservando l’umanità, si accorge che l’ignorare il funzionamento del corpo umano non solo non aiuta a star meglio, ma anche in qualche caso lo danneggia.

Di seguito vi elenchiamo i dodici sistemi: osseo, scheletrico, muscolare, nervoso, endocrino, cardiovascolare, linfatico, respiratorio, digestivo, urinario, riproduttivo uomo e riproduttivo donna.
Ovviamente non vi scrivo delle interconnessioni fra i dodici sistemi, ma voglio ricordare che siamo fatti di carne e ossa, muscoli e grasso, nervi e ormoni, sangue e neuroni.

Probabilmente l’organo più importante è il nostro cervello, costituito da una sorta di hardware e di un software che rappresenta le procedure di funzionamento e la memoria incredibilmente vasta dove si annidano miliardi di informazioni.

È proprio questa macchina prodigiosa che, se tenuta in piena attività con l’uso continuo diurno e notturno (si, perché essa funziona anche mentre dormiamo), permette a tutto il corpo di funzionare meglio secondo il principio noto che la testa tira il corpo.
Non dobbiamo, poi, dimenticare che l’umanità ha rapporti intensi con il mondo animale e con quello vegetale, con i quali si interfaccia, per cui l’insieme funzionale delle tre specie costituisce la vita del nostro Pianeta. Di fatto, le persone umane vivono immerse nell’ambiente e ne subiscono le circostanze che scambiano con altri esseri viventi.

Nella nostra testa poi albergano sentimenti, intuizione, capacità di interpretare i fatti. Tutto ciò accade se apprendiamo continuamente l’immenso mondo che non conosciamo. Come apprendere questo mondo? Leggendo, leggendo, leggendo, senza stancarsi mai e connettendo ciò che si legge.
La scarsa conoscenza del nostro corpo ci fa preda della pubblicità medicale, una pubblicità che, a nostro avviso, è dannosa perché crea una sorta di tendenza all’automedicazione, cioé a fare i medici di se stessi quando non ne abbiamo le capacità.

Intendiamoci, ognuno conosce meglio di chiunque altro il proprio corpo e valuta i sintomi che dovessero emergere, però non ha le conoscenze atte a trovare rimedi alle patologie. Per cui si verifica che molti improvvisati professionisti, appena hanno un malessere, cercano su Google risposte sulla natura del malessere, sulla proiezione, sulla possibilità di reagire e sulle cure eventuali.
Non solo Google è un cattivo maestro, ma, come prima si scriveva, anche le pubblicità che, per ogni sintomo, dispongono un farmaco.

Proprio per evitare false illusioni e false soluzioni sarebbe opportuno vietare tale pubblicità dei medicamenti. Ma questo è molto improbabile che avvenga perché il profitto spinge in senso inverso.

Nel quadro che delineiamo, conta molto la propria indole, di chi è propenso a vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto, di chi è ottimista e positivo anziché pessimista e negativo, di chi ritiene e suppone che a ogni problema ci sia la soluzione. Un problema senza soluzione non esiste. Per esempio, la morte non è un problema, ma la parte essenziale della vita, l’altra faccia della medaglia.
Guardare ciò che accade intorno a noi, tentare di interpretare i fatti, è possibile solo se si possiede un bagaglio culturale intenso, conseguente all’incameramento di migliaia e migliaia di pagine ben scelte, ben qualificate e ben appropriate. Non serve infatti una lettura qualunque, ma mirata alla scoperta di obiettivi che ci poniamo e che magari ignoriamo.
Non sempre tutto ciò avviene, anche se quasi sempre è alla nostra portata. Dipende da come ci poniamo rispetto alla vita, che è una sola e che va vissuta nel modo più intenso e qualificato possibile.