Pezzi di Pizzo

Il dado è tratto

“Alea iacta est” disse Giulio Cesare il 10 gennaio del 49 a.C., attraversando il Rubicone. Chissà se avrà pensato lo stesso stamani Gianfranco Miccichè, attraversando il letto del Kemonia che scorreva sotto il Palazzo dei Normanni ai tempi degli Arabi. Il Presidente dell’ARS si candida su richiesta del suo partito, Forza Italia, alla Presidenza della Regione. Sancendo di fatto la probabile rottura definitiva con l’attuale Presidente, il colonNello Musumeci.

Certo non si può dire che il sempiterno leader siciliano di Forza Italia abbia giocato con tatticismi, anzi, ha sparigliato il gioco come solo lui sa fare per DNA e carattere. In un colpo solo si è ripreso un partito diviso, ora chi è in dissenso ed ha il famoso quid ne esca, e la scena al centro dello scacchiere. Di fatto la Sicilia torna ad essere laboratorio di un’area di centro, che se rifiuta il leader del maggior partito moderato non può poi accampare altre scuse nel suo percorso di ricostruzione.

La scelta è ovviamente rischiosa, ma tutto si può dire, ed anche io l’ho fatto, a Miccichè, tranne che gli difetti il fegato. Evidentemente il suo si era “abbiliato” troppo dal comportamento pervicace del Presidente Musumeci. Non si erano mai amati e ad oggi sono avversari. Possiamo mettere in soffitta il vecchio centrodestra, oggi tutto cambia con scenari più che fluidi. Coalizione Ursula, raggruppamento Metsola, governo alla Draghi? Ora la palla è passata ad alleati, più o meno amici, e a ex avversari. In primis Lombardo e PD.

Nei giorni del Quirinale Miccichè aveva già sondato quasi tutti, ed ha deciso di interrompere il tiki taka e passare al vecchio modulo “palla lunga e pedalare”, prendendo tutti in contropiede. Questa sua scelta è molto alla Zeman, rimpianto allenatore del Palermo, ed in linea con il personaggio Miccichè. Lui la storia, dopo 30 anni, l’ha fatta in Sicilia, e non ha nulla da perdere. I problemi sono in casa altrui, di chi oggi detiene piccole o grandi rendite di posizione.

Ora vediamo se il ColonNello ha il nerbo di azzerare la giunta ed andare ad un gabinetto di guerra. Finora questa sua vis da combattente è stata esclusivamente retorica.

Auguri a Miccichè per il coraggio e il consiglio di stare attento alle idi di marzo. Superate quelle, il più è fatto. Comunque questa ipocrita recita è finita. Ne vedremo delle belle.

Così è se vi pare.