Editoriale

Il Governo ha estromesso di fatto il Parlamento

Fin dal 1784, Montesquieu ha ricordato la necessità della divisione dei poteri: quello Esecutivo e quello Legislativo, paventando il rischio di confusione e quindi di cattiva gestione dei Popoli e della Cosa pubblica.
I padri costituenti hanno ben tenuto presente il principio indicato, per cui il Governo si occupa di eseguire quello che dispongono le leggi approvate dal Parlamento. In un certo senso, quest’ultimo precede nell’ordine il secondo.
Cogliamo l’occasione per ricordare che la Giustizia costituisce un ordinamento e non un potere, come più volte viene scritto e detto erroneamente da ignoranti.

La divisione dei compiti fra Legislativo ed Esecutivo nel nostro Paese da qualche decennio non funziona più, per il semplice motivo che i Governi che si sono succeduti dalla riforma elettorale del 1994 hanno cominciato a rosicchiare il territorio legislativo fino ad arrivare a una sorta di copertura degli ultimi anni, che snatura la nostra Costituzione.

Di che si tratta? Dell’attività di tutti i Governi nel legiferare, di fatto, mediante l’approvazione dei Decreti legge. Ricordiamo che l’articolo 77 della Costituzione prevede che essi possano essere emessi solo in caso di “necessità e urgenza” e per materie omogenee.
Ora, molti Decreti legge sono stati emessi senza i requisiti di necessità e urgenza e soprattutto mescolando materie di vario genere, formando dei cosiddetti Decreti Omnibus.
Allora sorge la domanda: come mai il Presidente della Repubblica li ha firmati consentendone la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale? Non poteva farne a meno per varie ragioni, seppure più volte li ha accompagnati con lettere che spiegavano tali motivazioni.


Sorge una seconda questione, poiché essi devono essere convertiti in legge entro 60 giorni, pena la nullità degli effetti ab origine. Dal che si potrebbe dedurre che comunque il Parlamento interviene e formula le leggi. Ma questo non è completamente vero per la semplice ragione che il Governo, attraverso i presidenti delle Commissioni e i presidenti dei gruppi parlamentari della maggioranza, di fatto impedisce la variazione dei testi dei Decreti legge, che così vengono approvati secondo le intenzioni governative, che non sempre coincidono con quelle parlamentari.

La formulazione delle leggi e i testi che via via vengono pubblicati in Gazzetta ufficiale sono di fatto illeggibili, come abbiamo più volte evidenziato. Mentre ricordiamo che essi dovrebbero essere intellegibili per tutti i cittadini, anche per quelli di più bassa estrazione culturale (violando dunque anche l’articolo 3 della Costituzione). Dato che così non accade, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha più volte richiamato senatori e deputati alla necessità di scrivere i testi in un italiano comprensibile.

Se qualcuno ha avuto la ventura di leggere questi documenti, si sarà certamente accorto dell’ermetismo degli stessi, che continuano a richiamare parole, commi, articoli di altre leggi togliendo e inserendo parole in ciascuno di essi. Vero è che poi vengono redatti i cosiddetti testi coordinati, ma è anche vero che all’interno degli stessi continuano a rimanere richiami di ogni genere che impediscono una lettura chiara e facilmente comprensibile di ciò che vi è scritto.

La questione che poniamo, ancora una volta alla vostra attenzione, riguarda l’applicazione delle leggi da parte della Magistratura, la quale ha difficoltà a capirne il senso effettivo, per cui i presidenti delle 26 Corti d’Appello hanno spesso la necessità di convocare i presidenti dei Tribunali, che fanno parte di ciascuna di esse, per concordare linee comuni e una possibile omogenea interpretazione delle norme. Peraltro, la stessa Corte di Cassazione ha spesso la necessità di intervenire con sentenze a sessioni riunite per dare un’omogenea applicazione delle norme.

Avere norme chiare, di facile lettura e una Giustizia che le applichi in modo uniforme è essenziale per attrarre gli investimenti, anche esteri. Una delle prime domande che fanno gli investitori internazionali è: come funziona la Giustizia? Quando si sentono rispondere che i processi civili possono durare anche dieci anni, scoraggiati, spesso, si ritirano.
Non è indifferente l’attrattiva verso gli investitori esteri, per cui sarebbe essenziale che il legislatore modificasse la tecnica di stesura dei testi e che il Sistema Giustizia emettesse sentenze a mesi e non ad anni.