Da Forza Italia Uno e Forza Italia Due, che sembrava un palinsesto Mediaset, a Forza Italia secca e Forza Italia all’Ars. Questa la decisione etimologica definita, temporaneamente, tutto in Sicilia è definito da Kronos, sui nomi dei due gruppi parlamentari ormai definitivamente scissi, per quanto facenti capo, sempre temporaneamente, allo stesso partito, all’assemblea regionale siciliana.
La questione, nella vulgata comune del chiacchiericcio politico-giornalistico, è attribuita ad un isolamento di Miccichè, fondatore e dominus da sempre di Forza Italia in Sicilia. Una sorta di Vicereame, per volere di Re Silvio, che perdura a fasi alterne da quasi trent’anni. Ed è in questa lunghissima durata che i rapporti tra persone che frequentano il partito berlusconiano si sono sfilacciati e deteriorati, non riconoscendo più l’autorità paterna, e cercando, anche lì a fasi e frasi alterne, di scavallare le gerarchie o cercare nuovi referenti.
Ma il dato che a noi colpisce è proprio la plastica rappresentazione dei nomi. C’è un partito degli eletti, degli unti dalle elezioni, che si autoproclama il partito del Palazzo, come se il Palazzo fosse un recinto politico differente rispetto alle popolazioni che vivono al di fuori di Palazzo dei Normanni. Questa sensazione di separatezza, che i siciliani ormai hanno percepito, vista la crescente disaffezione al voto, assurge a simbologia dichiarata, ed i simboli in politica contano e non poco. È ovvio che il gruppo Forza Italia all’Ars sia un gruppo di cosiddetti “responsabili”, quei gruppi che in tempi di crisi nascono per dare manforte ad un governo che ha una crisi parlamentare. Mentre l’altro gruppo, Forza Italia, classica potremmo dire, si da manforte di essere il gruppo ufficiale, avendo la denominazione di origine controllata, un Franciacorta DOCG.
Sarebbero questioni di lana caprina, che ai siciliani che stanno per sfondare tutti i numeri delle classifiche sulla povertà interessano davvero nulla, se dietro ci fossero solo questioni di nomi e persone. Ma come nella lega lombarda, oggi con il ricordo di un altro epurato, Roberto Maroni, si è costituito un comitato dissidente, il Comitato Nord, così agli antipodi nascono crasi di differenziazione politica. Qualcuno può obbiettare che sono crisi esclusivamente di persone, che dietro non ci sono scontri ideologici, ma sono le persone, le gambe cosiddette, che reggono e portano in giro le idee.
L’isolamento di Gianfranco Miccichè, primo obbiettivo di questo governo sembra, dopo il voto sulle commissioni, nonostante il tentativo di ricucitura di Berlusconi, è cosa fatta. “Gli abbiamo offerto di tutto, basta che se ne andasse” dicono i lealisti al governo regionale, declinando, con disarmante schiettezza, un compromesso basato sulla compravendita. Come se tutto, anche la morte politica, si potesse comprare, nella Sicilia di Pirandello. Potrebbe cadere il governo Schifani, che ha già minacciato infante le dimissioni, per questa ragione? Forse solo se Miccichè chiedesse la Patente.
Così è se vi pare.