Ambiente

Il pericolo delle rocce “amiantifere”, il caso Biancavilla fa scuola a Roma

PALERMO – Prospettive e risultati di quasi un decennio di monitoraggio nel sito di interesse nazionale (sin) di Biancavilla (CT), cioè dal 2009 al 2018, sono state illustrate dall’Arpa Sicilia, a cura della geologa Olga Grasso, nel corso del convegno nazionale “Amianto: gestione del sistema e tutela della salute” che si è svolto la scorsa settimana al Cnr di Roma, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi e la Società Italiana di Medicina Ambientale.

IL CASO SICILIANO
L’intervento dell’Agenzia regionale siciliana è stato dedicato ai “controlli e monitoraggi ambientali con campionamenti ed analisi di particolato atmosferico per la ricerca di fibre aerodisperse (nel rispetto del valore di 1 fibra/litro come indicato dalle Linee Guida dell’OMS per la qualità dell’aria in Europa e in ambiente urbano)”. L’attenzione si è appunto concentrata sul SIN di Biancavilla, “inserito – si legge nella nota dell’Arpa – nel Programma Nazionale di Bonifica e ripristino ambientale dei Siti contaminati a causa di una diffusa contaminazione di tipo ambientale dovuta alla presenza di un minerale, un anfibolo naturale denominato fluoro-edenite, contenuto in un affioramento di rocce vulcanitiche (basalti benmoreitici) nei pressi del centro abitato di Biancavilla”.

In particolare, si fa riferimento alla ben nota cava di Monte Calvario, adiacente al paese, che è “la sorgente principale della contaminazione” dal momento che proprio da essa “veniva estratto il materiale lavico che inconsapevolmente è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia locale per la realizzazione di strade, piazze e nell’intonaco degli edifici”.

L’ANALISI
Il laboratorio Arpa che ha monitorato il sito ha sede a Catania ed è stato potenziato e aggiornato più volte. Il bilancio è complessivamente positivo, dal momento che si è registrata una tendenza alla regressione negli anni dei valori medi di concentrazione di fibre nel particolato atmosferico in seguito allo “svolgimento di determinate attività nel Sin, attuando campagne di monitoraggi ante operam, in corso d’opera e post operam, non solo in occasione di lavori pubblici o di interventi di bonifica ma anche in maniera stagionale quindi nelle condizioni naturali del sito”.

I VALORI PIÙ ALTI
Il più alto valore medio di concentrazione, misurato in fibra/litro, si legge nella relazione disponibile online sul sito dell’Agenzia, si è registrato nel 2011, anno in cui sono stati eseguiti i lavori della bonifica di Monte Calvario. Altri valori elevati sono stati registrati nel 2014, con la rimozione dei serbatoi dal punto vendita carburante Q8. Nel 2019 non è stato registrato ancora alcun superamento.

L’AZIONE DELL’ARPA
L’Agenzia regionale, nel predisporre efficaci misure “misure contenitive” e nell’attuazione di uno “stretto controllo e monitoraggio ambientale”, ha avuto un ruolo fondamentale in occasione della realizzazione di un intervento nel SIN di Biancavilla: il progetto “Banda Ultra Larga (BUL) e Sviluppo digitale in Sicilia”. In particolare, l’Agenzia è stata determinante nel fornire rilievi e prescrizioni per minimizzare l’attività di “disturbo” del suolo.

IL RUOLO DEI GEOLOGI NELLA PREVENZIONE
Da esperti del territorio, i geologi possono agevolare l’identificazione e la mappatura dei siti caratterizzati dalla presenza di rocce amiantifere che costituiscono un pericolo per la diffusione delle fibre in modo da contribuire alla bonifica e alla messa in sicurezza di tali aree. Da non sottovalutare, inoltre, che l’amianto si trova in una “grande varietà di materiali da costruzione, rappresentando quindi un’emergenza per la tutela della salute della popolazione”.