Donald è stato chiaro, gli alleati Nato europei han finito di fare quello che vogliono. Da domani, gennaio, quando sarà presidente degli Stati Uniti più grandi di sempre dovranno pagare il “pizzo” del 2% del PIL in spese militari, perché l’America è stanca di investire soldi per difendere il mondo fuori dai suoi confini, mentre noi europei assicuriamo welfare per i cittadini, al posto di pensare alla Difesa dei confini.
Sul piano della logica il ragionamento non fa una grinza, ma c’è un ma, grosso quanto una casamatta, sull’aumento delle spese militari europee. I 30 alleati della Nato tutti insieme spendono meno della metà degli USA sul capitolo Difesa. E considerando come stanno mutando gli equilibri mondiali, la sola guerra ucraina ha azzerato le riserve di munizioni europee, l’aumento ha una logica di naturale prudenza difensiva. Dai tempi di Brenno, nell’occidente romano, il motto era “non con l’oro ma con la spada si difende l’onore di Roma”. Ma il vero problema è a chi andranno questi soldi? Perché Trump con questa imposizione minacciosa, da buon agente di commercio, vuole incassare un incremento di fatturato per il conglomerato degli appaltatori del Pentagono, i quali per normative di sicurezza nazionale sono quasi prevalentemente americani. Questo, insieme alla politica dei dazi, potrebbe riequilibrare la bilancia commerciale statunitense, perché il fatturato per la vendita di uno Stealth o di un apparato missilistico vale in controvalore migliaia e migliaia di macchine della Bmw o Mercedes, Fiat no, quella è già americana. Il pizzo del monito trumpiano è il seguente, voi ci mettete i soldati, con il carico politico non indifferente di opinione pubblica, vedi leve obbligatorie o altre forme di arruolamento, le armi le comprate da noi.
Ed è proprio qui il punto da cogliere se l’Europa fosse tale. Aumentiamo in un lasso di tempo definito le spese militari, in questi anni minori rispetto al secolo scorso per alcuni paesi, non per la Germania che si voleva disarmata, ma dovremmo farlo comprando ed investendo su progetti della Difesa europei, avendo le capacità per farlo. Questo compenserebbe il PIL del Vecchio Continente delle perdite su automotive e su altri segmenti di mercato, soprattutto sull’acciaio in cui siamo diventati, anche per politiche ambientali, vedi caso Ilva, meno competitivi. Ovvio che questo è un progetto di anni, che richiederà massicci investimenti in ricerca e sviluppo, proprio quello che serve ai paesi europei, in primis all’Italia.
Di fatto ci vorrebbe un PNRR della Difesa Europea, e qualcuno capace di dettare tempi e condizioni per attuarlo. L’alternativa è pagare il “pizzo” a Trump, e soprattutto a Musk, perché è la legge della jungla, io Tarzan Usa tu Jane Europa. Ursula ed i suoi, se avessero capacità di intendimento, dovrebbero seguire un’altra Jane, quella di “Orgoglio e pregiudizio”.