Pezzi di Pizzo

Il Potere e la Meloni

Abemus nomina! Finalmente il ruolo fondamentale del potere, secondo il vangelo Andreotti, le nomine, è stato esercitato. “Posso nuotare nella vasca? – Si ma rimani dove si tocca. Questa frase presa a prestito da Pretty Woman potrebbe sintetizzare lo stato dell’arte dopo le nomine fatte in consiglio dei ministri ieri. Mediazioni, compromessi, ma sostanzialmente facce note, immarcescibili al mutamento del potere di firma, questo si variabile.

Nessuna rivoluzione, nessun nome innovativo, a parte la manager donna di Nokia approdata a Terna via Cassa Depositi e Prestiti. Un bocciato, presumibilmente ripescato in Ferrovie, Donnarumma. Avendo le FS una buona parte dei fondi PNRR in pancia la bocciatura potrebbe quasi essere utile. Poi niente ignoti, ma i soliti noti. De Scalzi, Del Fante, Scaroni, Cingolani. Un po’ di Hugo Boss degli apparati di sicurezza, che prosegue la scia di Pollari e De Gennaro, con Zafarana dalla GdF a Eni, un po’ di Chanel Atlantico con l’ambasciatore Pontecorvo a Leonardo.

Poi soprattutto Cattaneo, l’uomo di tutti i tempi e per tutte le cose. Milanese di fede interista, romano per amore e rapporti, una lunghissima sfilza di incarichi da Aem Milano alla Fiera, dalla Rai a Terna passando per Italo e Telecom. Capace di gestire quotazioni e dismissioni, secco, deciso inossidabile ai cambiamenti di Chigi. Oggi va in Enel, un colosso da ristrutturare e con un presidente ingombrante da gestire come Scaroni.

Si dice che lo abbia voluto Salvini, altri La Russa, da sempre in buoni rapporti, non era nelle idee della Meloni, ma siamo certi che lo diventerà. Per gestire la transizione ecologica, ed al contempo ristrutturare finanziariamente il debito da 100 mld che ha Enel, ci vuole un manager forte e capace di autonomia, e lui lo è. Per farsi comprendere dalla romana Giorgia ci penserà magari la sapiente donna che ha accanto, la Sabrina de Roma Ferilli.

Giorgia Meloni non ha osato rivoluzioni, non è il tempo, ha preferito l’usato garantito. È rimasta dove si tocca, non perché gliel’ha detto Richard Gere, ma perché è saggia e costretta dai dossier accelerati di PNRR, Nato e guerre delle materie prime. Sono argomenti che non consentono esperimenti e tempi di adattamento. Ciascuna di queste persone, a parte i confermati, ci metterà meno di un mese a prendere le briglie. È gente esperta. Tutto questo, più che di rivoluzione sovranista, sa di conservazione. Ed il conservatorismo è il futuro della destra italiana.

Così è se vi pare.