Scienza e Tecnologia

Il primo robot in Italia che pensa ad alta voce, arriva da UniPa

Realizzato in Italia il primo robot che pensa ad alta voce e che in questo modo impara cose nuove, come fanno i bambini, suscitando empatia negli esseri umani. È nato dall’incontro delle competenze di Arianna Pipitone e di Antonio Chella, entrambi dell’Università di Palermo, esperti rispettivamente in modelli computazionali del linguaggio e in informatica e robotica.

La loro ricerca, pubblicata sulla rivista iScience, è un passo importante verso una comunicazione uomo-macchina più efficace. “Vorremmo mostrare i robot come macchine in grado di pensare – dice Chella -. Stupisce l’idea che un robot possa avere una sorta di pensiero e questo può aiutare l’interazione, creando un giusto livello di fiducia”.

È un approccio, osserva Pipitone, “che rende il robot diverso dalle macchine tipiche”. L’aspetto del robot utilizzato nell’esperimento è quello di Pepper, un piccolo umanoide dai grandi occhi utilizzato in decine di laboratori di tutto il mondo. Il software che gli permette di pensare ad alta voce è invece unico e utilizzabile su altre macchine. La novità è che, quando si prepara a eseguire un comando, il robot dà voce ai pensieri che accompagnano le sue azioni e lo fa abbassando leggermente il tono della voce. Per esempio, quando gli si chiede di appoggiare il tovagliolo sul tavolo in una posizione che gli sembra in contrasto con quanto prevede l’etichetta, il robot dice a bassa voce ‘La posizione deve essere sul piatto e non sul tavolo. Penso che sia un po’ confuso. Voglio essere sicuro. Glielo chiederò di nuovo’ e, una volta ricevuta la conferma, pensa ad alta voce: ‘Ehm, questa situazione mi disturba, non infrango mai le regole. Ho paura di deluderlo, quindi farò quello che vuole’.