La questione circa la reale provenienza del maggiore colosso letterario inglese è davvero delicata e contesa tra Inghilterra ed Italia. Stratfordupon Avon o Messina? Chi diede i natali al più grande e famoso drammaturgo, diciamo, inglese?
Può sembrare ridicolo, ma la sua nazionalità pare tutt’oggi avvolta nel mistero. In tutte le sue opere, ossia 37 opere teatrali e più di 150 sonetti, mancano in effetti legami e collegamenti alla sua presunta terra natia ed invece abbondano quelli con l’Italia.
Primo ad ipotizzare, scandalosamente, la teoria delle sue origini italiane, messinesi per l’esattezza, fu nel 1929 un noto giornalista siciliano dell’epoca, Santi Paladino. Egli identificò l’illustre William quale un certo Giovanni Florio, medico e pastore calvinista, autore di un libretto di proverbi, intitolato” I secondi frutti”, riscontrabili tutti nella stesura del famoso Amleto. Impossibile parlare di plagio in quanto tale libretto (1549) fu scritto prima della nascita di William (1564).
Tra le varie ipotesi prevalse poi quella che lo identificò con il figlio di Florio, ossia il giovane Michelangelo, ritenuto guarda caso autore di un’opera intitolata “tanto traffico pìnenti” che è precisamente la traduzione dialettale siciliana di “ tanto rumore per nulla”, che divenne poi nella stesura originale “muchadoaboutnothing”, ambientata proprio a Messina e che contiene modi di dire e locuzioni appartenenti proprio alla parlata messinese.
La teoria della sua sicilianità venne ribadita nel 2002 dal professore Martino Iuvara, docente presso l’università di Palermo. Per il professore William altri non sarebbe che proprio Michelangelo Florio, figlio di Giovanni e della nobile messinese, Guglielma Scrollalancia, il cui cognome tradotto in inglese sarebbe proprio Shake-speare…e beh, Guglielma non sto neanche a spiegarlo!
Agli anglosassoni non andò giù questa teoria, ma come interpretare altrimenti il fatto che William fosse tanto appassionato conoscitore della cultura italiana e ivi vi ambientasse gran parte delle sue opere? Oltre a vari e molteplici dettagli e le particolarità che riporta danno la certezza che abbia sul serio visitato e vissuto quei luoghi.
Ed ancora a timida conferma della teoria di Iuvara, vi è il fatto che al prestigioso “club londinese” dell’epoca non vi era tra i registri nessun William Shakespeare ma un anonimo Michelangelo Florio vi è!
Di contro nessuna prova tangibile esiste a Messina per via del catastrofico terremoto che la rase al suolo nel 1908. Ma come mai Michelangelo, da Messina si ritrovò a Stratford?
Pare che all’età di 21 anni lasciò la sua città perché perseguitato dalla Santa Inquisizione, per alcune sue idee ritenute eretiche e dopo vari pellegrinaggi che lo portarono al nord Italia, dove tra l’altro visse una travagliata e sfortunatissima storia d’amore con una certa “Giulietta”, si rifugiò in Inghilterra presso un cugino materno.
La sua padronanza della lingua inglese resta un po’ misteriosa ma la teoria siciliana la imputa al dotto cugino e alla amorevole moglie. Quindi il vero dilemma Shaksperiano risulta il seguente “essere o non essere siciliano? Questo è il problema…”.