Era il 20 marzo 1994 quando il mondo, sotto shock, ascoltava la notizia del terribile duplice omicidio dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hvrotin. Nel 2023 ricorre il 29esimo anniversario della tragedia, avvenuta non lontano dall’ambasciata italiana di Mogadiscio, in Somalia.
Quasi un trentennio passato alla ricerca della verità, ma sono ancora tanti i punti oscuri sulle morti di due volti noti del giornalismo italiano e internazionale. E sono tanti anche coloro che continuano a chiedere verità e giustizia, di far luce su un duplice assassinio orribile e misterioso.
Ilaria Alpi era romana, Miran Hvrotin faceva parte della comunità italiana di lingua slovena ed era nato nella multiculturale Trieste. La prima aveva la passione per le lingue (conosceva perfettamente arabo, francese e inglese) e il giornalismo, il secondo per la fotografia. A legare le loro storie sono due elementi: il lavoro – entrambi erano giornalisti per la RAI – e la tragica morte incontrata durante un importante servizio in Somalia.
Le circostanze delle loro morti non sono mai state chiarite, ma non è difficile credere che le inchieste “scomode” dei due giornalisti abbiano portato all’assassinio. Anni di mancate risposte, segreti e presunti depistaggi non hanno fermato la ricerca della verità, che continua a distanza di anni ed è proseguita anche dopo la morte della madre di Ilaria, Luciana Ricciardi Alpi, nel 2018.
In Somalia, nel 1994, Ilaria Alpi e Miran Hvrotin – che già avevano seguito negli anni precedenti l’evoluzione della guerra civile e della missione di pace “Restore Hope” delle Nazioni Unite – stavano lavorando a un’inchiesta su un presunto traffico di armi e rifiuti tossici ai danni dei Paesi africani. E non si trattava certo di una notizia da poco: l’attività illecita, secondo la giornalista, avrebbe interessato anche alte istituzioni italiane, con la complicità dei servizi segreti.
Alpi e Hrovatin furono uccisi nel quartiere Shibis di Mogadiscio, vicino all’ambasciata italiana, proprio dopo l’intervista della giornalista al sultano di Bosaso sul caso. Un’intervista che arrivò solo parzialmente alla RAI.
Dopo la morte di Ilaria Alpi e Miran Hvrotin la Procura di Roma e quella di Trieste aprirono due distinti procedimenti penali a carico di ignoti per fare luce sugli omicidi. Di nomi in 29 anni ne sono emersi tanti, primo tra tutti quello del cittadino somalo Hashi Omar Hassan. Tuttavia, nel 2016, dopo 17 anni di detenzione, l’uomo è stato rilasciato per presunta mancanza di prove schiaccianti a suo carico.
Nel 2017 la Procura di Roma ha anche chiesto di archiviare l’inchiesta. Spesso il nome di Ilaria Alpi è stato legato a quello dell’organizzazione Gladio e alle morti di Vincenzo Li Causi (presunto informatore della giornalista) e di Mauro Rostagno.
In occasione del 29esimo anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hvrotin, il Comune di Parma ha organizzato “Parma per Ilaria e Miran”. Un’occasione per ricordare l’impegno dei due e quella dedizione al lavoro e alla ricerca della verità anche a costo della vita.
Parteciperà all’iniziativa anche l’Ordine dei Giornalisti, che scrive: “Ricordare Ilaria Alpi e Miran Hrovatin è un impegno per tutti i giornalisti che, nei sessant’anni dell’Ordine in Italia, hanno perso la vita per cercare la verità e raccontare i fatti”.
Il tributo sarà diviso in tre momenti:
Immagine dal sito dell’Ordine dei Giornalisti, locandina dell’iniziativa del Comune di Parma