Economia

Immigrati poco propensi a comprare casa al Sud e nelle Isole: qui solo il 4% degli acquisti

ROMA – Un immigrato su cinque (il 21,5%) vive attualmente in una casa di proprietà. Dal 2006 al 2018 gli scambi di abitazione che hanno avuto come controparte un lavoratore straniero immigrato sono stati 860 mila, con un volume d’affari di poco inferiore a cento miliardi di euro.

Molto bassa, invece, la propensione degli immigrati all’acquisto di immobili al Sud e nelle Isole, con solo qualche eccezione, poiché qui gli affitti sono molto più contenuti, il lavoro è più frequentemente precario o di tipo stagionale, e l’immigrazione tende complessivamente ad essere meno stanziale: questo è uno degli aspetti più interessanti che emergono dal quindicesimo rapporto ‘Immigrati e casa: un mercato in crescita’ realizzato da ‘Scenari Immobiliari’ attraverso interviste telefoniche e sondaggi online che hanno coinvolto un campione di 450 agenzie immobiliari dislocate in dieci province rappresentative del territorio nazionale.

Se al Sud e nelle Isole i lavoratori immigranti propendono più all’affitto, nel resto d’Italia, invece, continuano a crescere anche quest’anno gli acquisti di case. Nel 2019 le compravendite hanno registrato una crescita del 13,7% rispetto al 2018 per un ammontare complessivo di 58mila scambi a chiusura d’anno: 5 miliardi di euro il fatturato stimato a chiusura 2019 (+11,1% rispetto al 2018).
Circa il 63,5% dei lavoratori immigrati è in affitto, mentre il 7,7% abita presso il luogo di lavoro e il 7,3% alloggia presso parenti o altri connazionali. Le dieci province dove si concentra il maggior numero di acquisti da parte di immigrati sono Milano, Roma, Bari, Torino, Prato, Brescia, Cremona, Vicenza, Ragusa, Modena e Treviso.

Nella maggior parte dei capoluoghi si riscontra un cambio di zona quando le famiglie straniere mutano situazione abitativa, passando dall’affitto alla proprietà. La maggior parte degli acquirenti immigrati abita in Italia già da diversi anni e la scelta di uscire dalla locazione è sempre per causa di forze oggettive, il calo dei prezzi, e soggettive, come la volontà di stanziarsi e integrarsi. A conferma di quest’ultima esigenza, è da notare come nei capoluoghi gli immigrati escano dalle zone ad alta densità di stranieri per comprare in quartieri abitati da italiani.

La maggior parte dei residenti stranieri vive in affitto e tende a restare in comunità con i propri connazionali, almeno finché la permanenza in Italia è di carattere transitorio.

Non appena si sceglie di confermare con un acquisto di casa la volontà di rimanere in Italia, la tendenza è di spostarsi verso zone più eterogenee. Questo favorisce l’integrazione degli stranieri e aiuta a prevenire i forti attriti sociali che si verificano in altre zone d’Europa.

La qualità degli immobili è bassa, quasi mai nuove costruzioni, e i pochi stranieri che ottengono il credito bancario cercano l’occasione di potersi sistemare in una casa mediamente grande, dove accogliere tutta la famiglia. Gli stranieri comprano appartamenti, ma sono in grado di acquistare anche villette più o menograndi in campagna, dove poter magari avviare una piccola attività agricola.

Si conferma nel 2018 e anche nelle stime per il 2019 il trend verso l’acquisto abitativo localizzato nel centro (la quota passa dal 5,2% nel 2011 all’8,2% nel 2018) e nel semicentro (dal 5,4% nel 2016 al 9,3% nel 2018, segnale di un miglioramento delle possibilità di acquisto del lavoratore straniero. Ed è il lavoratore straniero di lunga data, che ha accumulato risparmi, che preferisce l’acquisto all’affitto.

Relativamente all’area geografica di provenienza degli acquirenti, si evidenziano tre grandi gruppi: provenienti da est-Europa (59,2%), Cina (12,7%) e India e Paesi limitrofi (12,5%). Il mercato di case con gli est-europei continua ad essere sostenuto dai crescenti flussi migratori. Le case acquistate sono nel novanta per cento dei casi appartamenti in condominio in contesti residenziali di tipo economico, con uno stato di conservazione discreto, specie quando si parla di acquisto di prima casa, mentre la qualità dell’immobile migliora in caso di sostituzione. I tagli più frequenti sono i bilocali e i trilocali, con prevalenza, negli ultimi quattro anni, dei piccoli tagli.

Si preferiscono abitazioni di dimensione compresa fra 75 e 100 metri quadrati, ma soltanto un acquisto su cinque rientra in questa fascia. Aumenta gradualmente la dimensione della superficie media acquistata a livello nazionale, passando da 46 metri quadrati nel 2012 a 55 metri quadrati nel 2018. Relativamente alla distribuzione sul territorio nazionale, al nord è localizzato il 74% degli acquisti (in testa la Lombardia, che ricopre un quinto del mercato), al centro il 22%, mentre soltanto il quattro per cento è localizzato al sud e nelle isole.