La scuola vista da scuola

“Imparare a imparare” Dove? A scuola

Dopo la lunga pausa delle vacanze natalizie oggi si ritorna a scuola in Sicilia, un giorno dopo rispetto al resto d’Italia. Insegnanti e alunni si trovano a intraprendere la seconda parte dell’anno scolastico – perché all’inizio del pentamestre oppure a cavallo tra i due quadrimestri – e la domanda da farsi è: “a che punto sono le competenze sviluppate dagli alunni?” Nella rubrica del 4 dicembre scorso (clicca qui) ho iniziato a illustrare le otto “Competenze chiave per l’apprendimento permanente” individuate nella Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio europeo, da ultimo il 22 maggio 2018.

Dopo essermi occupata di (1.) Comunicazione nella madrelingua, (2.) Comunicazione nelle lingue straniere e (3.) Competenza matematica e competenze di base in campo scientifico e tecnologico, in questa rubrica tratterò (4.) Competenza digitale e (5.) Imparare a imparare.

La “Competenza digitale” non si pensa possa essere un problema perché tutti i nostri alunni sono “nativi digitali”, però non basta conoscere e sapere utilizzare le nuove tecnologie, occorre essere responsabili nell’uso dei mezzi informatici, per non nuocere a se stessi e agli altri e questo deve essere insegnato a scuola. Che, tradotto in termini ancora più semplici, è sapere utilizzare con spirito critico le tecnologie della società dell’informazione per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni.

“Imparare a imparare”, la quinta delle competenze chiave, ricomprende le abilità di studio e di ricerca, cioè a scuola i docenti devono insegnare ai ragazzi ad autoregolarsi, a governare i tempi del proprio lavoro, le priorità, l’organizzazione degli spazi e degli strumenti, nonché l’autovalutazione rispetto ai propri limiti, risorse, possibilità e modalità di pensiero. Rispetto al web ciò significa che è necessario che i giovani imparino a ricercare le informazioni nei siti affidabili, a confrontare fonti diverse (non solo siti internet, ma anche libri e documenti) da interpretare criticamente. Solo così la scuola avrà seriamente contribuito alla crescita di cittadini responsabili.

Twitter: @LRussoQdS