“La Sicilia, nonostante un 2020 da dimenticare per la maggior parte dei settori che ha messo in ginocchio l’intera economia dell’Isola a causa dell’emergenza sanitaria, si difende con un saldo positivo di imprese femminili che ci conforta. I numeri penalizzano le giovani donne, un fatto che potrebbe essere ascritto all’esperienza nel lavoro e ovviamente a una questione legata alle capacità di gestione di una impresa”.
Sono le parole di Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia riguardo all’indagine dell’ente camerale che vede un calo delle imprese gestite da giovani donne nella nostra regione lo scorso anno. Risultano, secondo Unioncamere nazionale, 15.327 le imprese femminili giovanili in Sicilia a fine 2020; 834 in meno rispetto alle 16.161 presenti al 31 dicembre dell’anno precedente per una variazione in percentuale del -5,16%. E’ purtroppo il dato peggiore di tutto il Paese, al quale fanno da contraltare le appena 25 aziende in meno della Val d’Aosta (differenza tra le 299 imprese nel 2020 e le 324 nel 2019; var. -7,72%), anche se ovviamente va considerato il fatto che si tratta di due realtà con dimensioni differenti.
Sul tema è intervenuta Patrizia Floramo, componente del gruppo Confindustria giovani imprenditori della Sicilia.
L’ultimo rapporto Unioncamere parla di un calo delle imprese gestite da giovani donne nel 2020, ossia da quando ha avuto inizio l’emergenza Covid. A suo parere cosa ha scoraggiato in particolare le under 35?
“Sulla popolazione femminile sono ricaduti in gran parte gli effetti collaterali delle misure di contenimento della crisi pandemica: dalle nuove modalità di studio dei figli (la didattica a distanza) alla nuova organizzazione del lavoro (lo smart working). Cose, queste, che hanno sicuramente creato non pochi problemi organizzativi alle donne. Ma non solo. Il calo delle imprese guidate da giovani donne è da attribuire, probabilmente, anche ad un altro fattore non meno importante, ossia quello che le vede maggiormente impegnate proprio nei settori più colpiti dalla crisi (ristorazione, turismo, spettacolo). Di certo, però, posso dirle che il mercato non può permettersi di perdere una risorsa preziosa come quella rappresentata dalle donne, che alla guida delle imprese hanno dimostrato di saper essere più lungimiranti, socialmente responsabili e attente alla sostenibilità ambientale dei colleghi uomini”.
Come è possibile andare incontro alle giovani donne imprenditrici per incoraggiarle in questo periodo difficile?
“Sicuramente intervenendo su un sistema di welfare che, ad oggi, mostra ancora in Italia un lungo percorso da fare. Solo, infatti, offrendo un reale supporto alle famiglie sarà possibile permettere ad ogni singolo componente di proseguire, liberamente, nei propri progetti personali e lavorativi”.
Confindustria in Sicilia ha in programma iniziative a favore delle nuove generazioni di imprenditrici?
“Il Gruppo dei Giovani imprenditori siciliani sta lavorando molto per sviluppare la cultura di impresa nelle nuove generazioni. Abbiamo creato un hashtag, #restoinsicilia, proprio per spingere i nostri giovani a investire su questa terra. È con questo spirito che continueremo a muoverci, cercando di mantenere sempre vivo l’entusiasmo che ci permette ogni giorno di scommettere su noi stessi, giovani uomini e giovani donne di questa Sicilia”.
Roberto Pelos