Impresa

Imprese familiari, una su quattro rischia di chiudere i battenti a causa della pandemia

ROMA – Effetto Covid sul tessuto imprenditoriale italiano: un’azienda familiare su quattro rischia la chiusura. Il 33% delle imprese familiari ha una struttura patrimoniale e finanziaria inadeguata ad affrontare la pandemia e il 25-30% potrebbe entrare in procedure concorsuali o liquidatorie se non ricorrerà a ricapitalizzazioni con equity esterno. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio Aub, promosso da Aidaf (Associazione italiana delle aziende familiari), Cattedra Aidaf-Ey di Strategia delle Aziende Familiari (Università Bocconi), UniCredit e Cordusio, con il supporto di Borsa Italiana, Fondazione Angelini e Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi.

L’Osservatorio monitora tutte le aziende familiari italiane che hanno superato la soglia di fatturato di 20 milioni di euro: 17.984 aziende, di cui 11.808 a controllo familiare (pari al 65,6%).

L’analisi mostra che, rispetto all’inizio del 2009, la quota di aziende familiari con una struttura patrimoniale o reddituale davvero compromessa (equity o Ebitda negativi) era scesa all’inizio del 2020 dal 4,3% al 3,4% e quella di aziende con indicatori di solidità critici era scesa di dieci punti (dal 38,8% al 29,9%), mentre le aziende che disponevano di una liquidità superiore all’indebitamento erano salite dal 17,7% al 29,5%, Tuttavia, il 33% delle aziende mostrava una struttura inadeguata ad affrontare la crisi pandemica.

Un’analisi condotta con Fsi (Fondo strategico italiano), inclusa nell’Osservatorio, evidenzia l’effetto negativo dell’indebitamento sulla performance dei cinque anni successivi e mostra che, anche in caso di basso livello di indebitamento, un suo aumento ha un impatto negativo su crescita e redditività. Ne consegue che in questo momento le aziende migliori, devono crescere attraverso l’equity e non il debito.

“A parte la speranza che la ripresa, questa volta, sia più veloce, la nostra analisi mostra che l’unica via di uscita è un maggiore ricorso all’equity, accompagnato da un’apertura alla leadership esterna e a un suo auspicabile ringiovanimento”, ha spiegato Guido Corbetta, titolare della Cattedra Aidaf-Ey di strategia delle Aziende Familiari in memoria di Alberto Falck della Bocconi e curatore dell’Osservatorio con Fabio Quarato.

I dati confermano la grande reattività delle aziende familiari e l’apprezzamento del mercato per tale caratteristica”, ha affermato Quarato. Pur partendo da un livello decisamente più basso (25% contro il 43% del campione totale, che comprende familiari e non familiari), le aziende familiari hanno quasi raggiunto le altre nell’utilizzo dello smart working (85% vs. 93% del campione totale) durante il 2020. Nel 77% dei casi, inoltre, le aziende familiari si erano attivate per dare supporto ai dipendenti, soprattutto dal punto di vista della sicurezza (protocolli e fornitura di dispositivi di protezione individuale).

Ne derivavano, per il primo semestre, una riduzione dei ricavi più contenuta (10,1% vs, 11,9% delle non familiari), un aumento dell’occupazione (+3,4%) da confrontarsi con un calo nelle non familiari (-1,4%) e una performance di borsa migliore del 22,3%.