PALERMO – Nuove varietà di viti per il territorio siciliano, un recupero della biodiversità cominciato nel 2003 e che adesso sta dando i propri frutti: il percorso, iniziato nel 2003 dall’assessorato regionale all’Agricoltura nel solco del recupero della biodiversità della vite in Sicilia ha permesso di individuare sei nuove varietà di vite da vino, che sono state iscritte ufficialmente al ‘Registro nazionale delle varietà di vite’.
Sono i cosiddetti vitigni reliquia siciliani, recuperati grazie ad un ambizioso progetto sperimentale della Regione Sicilia, gestito dal vivaio regionale intitolato a ‘Federico Paulsen’ a Marsala, dove è raccolto tutto il germoplasma viticolo siciliano.
Le nuove varietà iscritte sono: Inzolia nera, Lucignola, Orisi, Usirioto e Vitrarolo, a bacca rossa, e Recunu, a bacca bianca. Il Merlese è un vitigno ottenuto nel 1983 da Cesare Intrieri, docente dell’università di Bologna da un incrocio “Sangiovese” x “Merlot”. Il Merlese produce un vino mediamente vigoroso, presenta grappoli di dimensioni medie, di forma piramidale, l’acino è medio, di colore blu nero, arrotondato.
Il Marselan è un vitigno a bacca nera francese, incrocio tra il Cabernet-sauvignon ed il Grenache. La vite è coltivata principalmente nella regione della Linguadoca, in Francia, con qualche piantagione nella costa nord della California. L’uva produce, tipicamente, un vino rosso di medio corpo. Insieme al Cabernet-sauvignon ed al Merlot, il Marselan è una delle uve piantate nel vigneto dimostrativo cino-francese, un progetto in collaborazione tra il governo cinese e francese volto a generare interesse nella produzione di vino in Cina.
Il Primitivo, un vitigno abbastanza delicato e non semplice da coltivare, soffre la siccità troppo prolungata e l’eccesso di umidità, oltre alle gelate primaverili. Tra le caratteristiche principali del Primitivo va citata la grande quantità di zucchero contenuta negli acini.
L’Inzolia nera ha origine genetica da attribuire ad un incrocio per libera impollinazione tra Sangiovese e un altro vitigno ancora non identificato. Coltivata in pochi ceppi, presenti in alcuni vigneti antichi della provincia di Trapani, se ne ottiene un vino dalla colorazione abbastanza scarica e profumi speziati e vegetali, poco strutturato, connotato da una spiccata nota amara in chiusura.
Il vitigno Lucignola è presente nei vigneti più antichi dell’area dei Nebrodi, se ne ottengono vini di ottima gradazione alcolica e di buona acidità totale.
L’Orisi è presente in pochi esemplari, nei vigneti più antichi dell’area dei Nebrodi, dà vita a vini equilibrati, di gradazione alcolica modesta, ma con buona buona acidità totale.
L’Usirioto, rinvenuto nella zona dei Nebrodi, non si hanno ancora informazioni accertate sull’origine di questo vitigno. Se ne ottengono vini con gradazione alcolica medio-alta e colore scarico, dai profumi di frutti rossi e spezie, con una media struttura, buona acidità, sapidità e alcolicità e discreta presenza tannica.
Il Vitrarolo ha questo nome derivante dalla caratteristica dei tralci che, nel periodo invernale, assumono un aspetto vitreo e si spezzano facilmente. Se ne ricava un vino dal colore rosso rubino carico e profumi intensi di frutta matura e spezie, di buona alcolicità e struttura e tannini abbastanza marcati.
Il Recunu è l’unico dei vitigni reliquia siciliani a bacca bianca. La sua coltivazione è limitata a pochi ceppi, presenti nei vigneti più antichi alle falde dell’Etna e della provincia di Messina. Il vino che ne deriva ha un colore giallo carico, profumi agrumati e floreali e si caratterizza per una buona struttura ed un ottimo corredo acido-sapido.