Lavoro

In Sicilia disoccupazione doppia rispetto alla media nazionale

PALERMO – La crisi economica è ormai un male cronico per la Sicilia. Nonostante tutti i tentativi delle istituzioni di creare condizioni di crescita e progresso, nonostante l’impegno e la forza di volontà degli imprenditori, non si riesce a trovare una strada che porti ad una reale svolta.

Gli ultimi due anni ne sono un esempio: il 2020, nonostante la pandemia che ha bloccato per mesi tutti gli italiani nelle proprie case, e lasciato grandi limitazioni anche nei mesi estivi, aveva segnato un miglioramento nel tasso di disoccupazione isolano, che era sceso dal 20% a 18,3%. Nonostante l’allentamento delle restrizioni, l’avanzare della campagna vaccinale, la ripresa anche della possibilità di viaggiare, a grande guadagno del settore turistico, il 2021 non ha portato quel miglioramento dei dati che ci si aspettava: i dati raccolti ed elaborati dall’Istat dicono che la percentuale di disoccupazione in Sicilia è salita al 18,7%, aumentando dello 0,4%. Un dato estremamente preoccupante, se si pensa che la media italiana si ferma a poco più della metà, al 9,5%, con regioni con meno potenzialità e popolazione della Sicilia che scendono bene al di sotto. Ancor più preoccupante se si pensa che la media nazionale parla di calo di disoccupati del 2,3%. Dunque la Sicilia va in assoluta e pericolosa controtendenza.

A livello provinciale, si registrano miglioramenti a Trapani in cui, nei tre anni, si passa dal 17,6% del 2019, al 15,7% del 2020 e poi al 15,4% del 2021 per quanto concerne la quota dei disoccupati; ancora a Siracusa, dove si scende, dal 2019 al 2021, dal 24,1% al 21,4%. A Catania, ancora, si scende dal 16% al 15,5%, e a Messina dal 26% al 23,9%. Al contrario, a Palermo si sommano in negativo ben 4 punti percentuali: nel 2019 la disoccupazione si fermava al 19%, nel 2020 scendeva al 15,7, per poi risalire al 19,4%, nel 2021. In termini assoluti, si parla di 302 mila persone in cerca di una occupazione. Se Palermo sta messa peggio di tutte comunque ci sono anche altre province che soffrono maledettamente che hanno visto aumentare i disoccupati dal 2029 al 2021: è il caso di Ragusa (+0,7%), Enna (+1,1), Caltanissetta (+2,3). Si tratta delle province che sono storicamente “depresse” sul piano economico, specie per quanto concerne Enna e Caltanissetta.

A livello nazionale, tutto cambia: nel quarto trimestre 2021, l’input di lavoro è aumentato del 6,2% rispetto al quarto trimestre 2020; un andamento coerente a quello dell’attività economica misurata dal Pil che è aumentato dello 0,6% in termini congiunturali e del 6,2% in termini tendenziali. Anche su base annua prosegue il sostenuto ritmo di crescita delle posizioni dipendenti, che si attesta a +4,9% (+5,5% a tempo pieno e +3,3% a tempo parziale). Di converso, è in diminuzione il numero di disoccupati (-130 mila in un anno, -5,4%) e quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-728 mila, -5,4% in un anno).
Di conseguenza, prosegue la riduzione del ricorso alla cassa integrazione che si attesta a 28,5 ore ogni mille ore lavorate. Su base annua aumenta il costo del lavoro, di circa lo 0,5%, a seguito della lieve crescita della componente retributiva (+0,2%) e, soprattutto, degli oneri sociali (+1,4%); l’aumento di questi ultimi è dovuto al riassorbimento delle decontribuzioni, messe in atto a partire dalla fine del 2020 per sostenere l’occupazione nelle imprese, fortemente compromessa dall’emergenza sanitaria.