ROMA – Cresce il numero degli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, sono 284mila, negli ultimi 10 anni 91mila in più. L’aumento è dovuto alla maggiore riconoscibilità di alcune patologie e all’accesso alle certificazioni. Alle elementari e alle medie sono 177mila i bambini con disabilità, il 3,9% degli alunni: i maschi sono il doppio che le femmine, il problema più frequente è la disabilità intellettiva (42% degli studenti con sostegno), seguono i disturbi dello sviluppo (26,4%), meno diffusi i problemi sensoriali (8%). I dati arrivano dal report dell’Istat “Inclusione scolastica degli alunni con disabilità”.
All’alta attenzione nelle diagnosi però negli anni non è corrisposto l’abbattimento delle “barriere fisiche”: spesso mancano gli ascensori o le rampe per le carrozzine. E se gli insegnanti di sostegno sono tanti, 173mila, e anche di più rispetto a quanto previsto dalla legge (1,6 per alunno contro i due), mancano quelli specializzati. Il 36% viene selezionato dalle liste curriculari. C’è poi una grande mobilità, tanto che spesso i bambini si trovano a cambiare insegnante da un anno all’altro a discapito della continuità didattica.
Ancora barriere architettoniche
Solo una scuola su 3 risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Va meglio al Nord (38% di scuole) che nel Mezzogiorno (29%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta (67% di scuole accessibili), di contro la Campania si ferma al 24%. In Sicilia risultano accessibili solo il 29,8% delle scuole, in linea con il Mezzogiorno ma nettamente più indietro rispetto alla media nazionale (34%) e alle regioni virtuose (in Lombardia si sfiora il 42%). Appena il 2% delle scuole dispone di tutti gli ausili senso-percettivi per le disabilità sensoriali. Il 15% ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico lavori di adeguamento. La tecnologia può fare da facilitatore ma una scuola su quattro risulta priva di postazioni informatiche adattate alle esigenze.
Più ore di sostegno ma senza continuità
Negli ultimi cinque anni le ore di sostegno settimanali sono aumentate del 18%, fino a una media di 14 ore a settimana. Nonostante questo, i bisogni degli alunni non sembrano soddisfatti: quasi il 6% delle famiglie ha presentato ricorso al Tar (il 10% al Sud). Una delle criticità è la “discontinuità” nel rapporto con l’alunno a causa dei numerosi cambi d’insegnante. E ciò impedisce di instaurare un rapporto di fiducia con il bambino.
Nello scorso anno scolastico quasi 6 su 10 hanno cambiato insegnante di sostegno rispetto all’anno precedente (il fenomeno è leggermente maggiore al Nord) e una quota non trascurabile, il 10%, ha cambiato insegnante nel corso dello stesso anno.
La rinuncia alle gite scolastiche
Nel processo di inclusione scolastica i coetanei giocano un ruolo fondamentale sia sul piano relazionale, sia su quello dell’apprendimento. Le uscite per brevi visite didattiche ottengono un’alta adesione (92%), ma se le gite di istruzione prevedono anche il pernottamento, la partecipazione diventa bassa: rinuncia il 66%, e l’81% al Sud.