Se c’è una polemica in Italia che non passa mai di moda è quella su quanti soldi (troppi?) ci sono nella busta paga dei parlamentari di Camera e Senato. La querelle estiva, di recente, è stata riaccesa dal dem Piero Fassino che nel corso di una discussione sui vitalizi alla Camera ha criticamente sottolineato come questi siano “stati ridotti ben due volte e modificati adottando il metodo contributivo” e che “l’indennità netta mensile percepita da un deputato è di 4.718 euro”, ribadendo che non si tratta certo di stipendi d’oro.
In un periodo così difficile per gli italiani, costretti a fare i conti con salari bassi e rincari, una uscita di questo genere non è piaciuta a nessuno e ha dato la stura ad una serie di considerazioni e polemiche che hanno incendiato i social media.
Stipendi d’oro, dunque, per i nostri parlamentari oppure compenso meritato per l’impegno reso necessario dall’incarico ricoperto?
In questo approfondimento il Quotidiano di Sicilia ha deciso di mettere sotto la lente di ingrandimento quanto guadagnano in particolare i senatori.
A partire da questa legislatura, come è noto, i senatori di Palazzo Madama si sono ridotti di numero. A seguito dell’avvenuta approvazione per via referendaria della legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1, a partire dalla XIX legislatura il numero dei senatori è sceso da 315 a 200, di cui 196 eletti in Italia e 4 nella circoscrizione Estero. Su complessivi 206 senatori vi sono 134 uomini (65%) e 72 donne (34,9%). Alla voce “trattamento economico”, sul sito istituzionale viene fatta una premessa: “In tutti gli ordinamenti ispirati alla concezione democratica dello Stato è garantito ai parlamentari, rappresentanti del popolo sovrano, un trattamento economico adeguato ad assicurarne l’indipendenza”. L’impressione è quella che si vogliano mettere le mani avanti e giustificare gli elevati costi della politica perché “elevati” sono anche i fini.
Quanto guadagna esattamente un senatore? Ecco le voci che compongono il “cedolino” di ciascuno dei 206 membri di Palazzo Madama:
Questa viene determinata calcolando che l’indennità mensile non superi “il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate”. Inoltre l’importo dell’indennità, fissato nel 1993 al 96 per cento del trattamento economico su indicato, è stato ulteriormente ridotto del 10 per cento con la legge finanziaria 2006 e poi bloccato per cinque anni, dal 2008 al 2012, con la legge finanziaria 2008.
Infine, con la deliberazione approvata il 31 gennaio 2012 il Consiglio di Presidenza del Senato ha deciso di ridurre l’indennità lorda di 1.300 euro. Per effetto di queste decisioni, nonché di un’ulteriore decurtazione introdotta nel 2011, l’importo lordo dell’indennità dei senatori è pari a 10.385,31 euro (che si riducono a 10.064,77 euro per i senatori che svolgano un’attività lavorativa).
Al netto delle ritenute fiscali e dei contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, per l’assegno di fine mandato e per l’assistenza sanitaria, l’indennità mensile risulta pari ad euro 5.304,89 (5.122,19 per coloro i quali svolgano attività lavorative). Da tali importi vanno sottratte le addizionali Irpef, che variano in base al domicilio fiscale: l’indennità netta mensile corrisposta ai senatori può dunque essere leggermente inferiore o superiore ai 5.000 euro, a seconda della Regione e del Comune di residenza.
È prevista a titolo di rimborso delle spese di soggiorno. Periodicamente aggiornata in funzione dell’aumento del costo della vita, la diaria è stata erogata dal 2001 al 2010 nella misura di 4.003 euro al mese. È stata poi ridotta a 3.500 euro a decorrere dal 1° gennaio 2011, per effetto della deliberazione adottata dal Consiglio di Presidenza in data 25 novembre 2010.
Sono previste decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. In particolare è penalizzata l’assenza dalle sedute delle Commissioni e delle Giunte in cui si svolgano votazioni; per quel che riguarda i lavori dell’Assemblea, la decurtazione della diaria si applica se il senatore non partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata.
A decorrere dall’1 gennaio 2011 i senatori ricevono un rimborso forfetario mensile di euro 1.650, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche. L’importo è stato determinato dal Collegio dei Senatori Questori, nell’ambito del riordino delle competenze economiche dei Senatori, mantenendo invariato l’onere complessivo che gravava sul bilancio del Senato per i due rimborsi soppressi.
Ha sostituito, a partire dal mese di marzo 2012, il preesistente “contributo per il supporto dell’attività dei Senatori”, che era un rimborso spese interamente forfettario.
L’importo complessivo, rimasto invariato, è diviso in una quota mensile di euro 2.090 – sottoposta a rendicontazione quadrimestrale – e in una ulteriore quota di 2.090 euro mensili erogata forfettariamente.
Spulciando il bilancio di previsione 2022/2024 queste sono le cifre che sono state appostate per il 2023 al lordo: 28.315.000,00 (indennità parlamentare, di ufficio e altre); 25.360.000,00 euro per lo svolgimento del mandato parlamentare (diaria, rimborso forfettario spese generali, spese informatiche, esercizio del mandato e per ragioni di servizio); 3.500.000,00 per consulenze e prestazioni professionali, 22.100.000,00 per contributi ai gruppi parlamentari, 2.300.000,00 per abbonamenti alle agenzie di informazione. Per un totale di 81.575.000,00.
Per quanto riguarda le indennità di ufficio, queste vengono corrisposte a quei senatori che ricoprono un incarico all’interno di Palazzo Madama e più precisamente a 93 persone, quasi la metà di tutto i componenti del Senato. Si tratta di chi è stato inserito nell’Ufficio di Presidenza ( 9 persone): 1 presidente, 4 vicepresidenti, 3 questori, 11 segretari. Poi ci sono i capigruppo parlamentari che in questa legislatura sono 9. Altri incarichi riguardano le commissioni per un totale di 10 presidenti, 20 vicepresidenti e 20 segretari. Poi vi sono le giunte e le commissioni speciali con 9 presidenti, 4 vice e 2 segretari. Per presentare in questa inchiesta un quadro il più completo possibile il Quotidiano di Sicilia ha contattato l’ufficio stampa di Palazzo Madama per conoscere le indennità per queste cariche aggiuntive, senza peraltro ottenere alcuna risposta. L’unico dato disponibile è scritto sul bilancio e per ogni anno per le indennità di ufficio vengono stanziati 2 milioni di euro, cifra che suddivisa equamente tra i 93 senatori, è di 21.505 euro annui per ciascuno, quindi 1.792 euro al mese in più.
Le zone d’ombra su indennità e rimborsi ricevuti dai senatori sono ancora molte e resta ancora parecchio da fare in termini di trasparenza.
Siamo molto lontani dagli standard del parlamento Ue, dove gli assistenti di vicepresidenti e questori, come i prestatori di servizi e i collaboratori dei deputati, sono resi pubblici attraverso un motore di ricerca liberamente consultabile da tutti.
Come abbiamo visto, a grandi linee, il sito istituzionale del Senato ricostruisce le “entrate” teoriche dei propri membri. Ma ad oggi manca un riepilogo effettivo, per ogni componente, del trattamento ricevuto da ciascuna voce. Tra queste vi è la disciplina sulle missioni che dovrebbe essere più trasparente.
Attualmente la lista di chi viene collocato in missione è pubblica (il presidente li elenca al termine del voto), ma nei resoconti delle sedute non viene esplicitato il motivo e la durata prevista. Vanificando così una concreta possibilità di controllo da parte del cittadino sull’attività dei suoi rappresentanti. Inoltre è impossibile riuscire a trovare sul sito istituzionale del Senato un resoconto delle missioni effettuate nella legislatura e il denaro che è stato speso.
L’unico dato che il Quotidiano di Sicilia è riuscito a recuperare è quello a chiusura dell’esercizio 2021: oltre 7 milioni di euro (da ultimo bilancio disponibile). Inoltre nel bilancio pluriennale 22/24 vi sono alcuni capitoli di spesa relativi alle commissioni del Senato in cui vengono specificate le spese sostenute per le varie missioni, ma senza alcun dettaglio.
Ad esempio per la commissione vigilanza servizi radio televisivi vengono stanziati per missioni e attività di istituto 22.923 euro, alle commissioni permanenti, Giunte e Comitati parlamentari 250 mila euro, alle commissioni speciali e consultive i Comitati speciali 130.250 euro e alle commissioni d’inchiesta 212.000 euro.