Dopo Palermo e Catania, anche Messina. Le tre Città metropolitane sono anche le sedi delle procure in cui l’eurodeputato Ruggero Razza, assessore alla Sanità nel governo regionale Musumeci, ha procedimenti penali pendenti. La notizia del coinvolgimento nell’inchiesta sulle nomine all’Asp di Messina è di ieri e vede l’esponente di Fratelli d’Italia accusato di induzione indebita a dare o promettere utilità.
Assieme a lui sono indagati anche l’attuale parlamentare nazionale di Forza Italia Tommaso Calderone, il suo collaboratore all’epoca dei fatti Alessio Arlotta, l’ex commissario dell’Azienda sanitaria provinciale Bernardo Alagna e Domenico Sammataro, 31enne biologo.
Al centro dell’inchiesta della procura di Messina, che a gennaio aveva portato a un avviso di conclusione di indagine nei confronti di dieci persone, cinque delle quali non compaiono nel nuovo provvedimento notificato dalla procuratrice Rosa Raffa e dalla sostituta Roberta La Speme, ci sono scambi di cortesie che sarebbero avvenuti nell’ambito delle nomine nel settore della sanità.
Accuse che negli ultimi anni in Sicilia sono state rivolte in più di un’occasione, tirando in ballo politici burocrati e rimarcando come il mondo degli ospedali sia ancora legato a doppio filo con logiche che spesso poco hanno a che vedere con il merito scientifico.
Stando al caso dell’Asp messinese, i fatti finiti sotto la lente dei magistrati risalgono al 2021.
Ad Alagna viene contestato di essersi messo a disposizione di Calderone per una serie di nomine all’interno dell’Azienda. Calderone, all’epoca deputato regionale di Forza Italia, avrebbe garantito ad Alagna il proprio impegno affinché, dopo l’esperienza da direttore generale, venisse designato commissario straordinario dell’Asp.
In cambio dell’appoggio – a fare da tramite sarebbe stato il segretario particolare di Calderone, Alessio Arlotta – Alagna avrebbe dato seguito alle nomine di Francesco Catalfamo a sostituto direttore del distretto sanitario di Lipari, Salvatore Garibaldi a direttore dell’Uos Emodinamica a Patti e Antonino Bertino, come direttore dell’Uosd Gastroenterologia a Milazzo. Alagna, inoltre, si sarebbe impegnato per rendere possibile il trasferimento della dottoressa Rossella Lo Cascio alla farmacia del presidio ospedaliero di Barcellona Pozzo di Gotto e di quello a Patti della dottoressa Rossella Fallo. Tutti i presunti beneficiari delle richieste fatte arrivare ad Alagna da Calderone non risultano indagati.
Dopo l’inchiesta a Palermo per i falsi dati Covid, quella a Catania in cui è accusato di avere spinto per pilotare una selezione pubblica, per Ruggero Razza l’accusa a Messina è ancora una volta di avere abusato della posizione di assessore regionale alla Salute per fare pressioni sul personale dirigenziale delle aziende sanitarie.
Nello specifico a Razza, fresco di elezione a Bruxelles nella lista di Fratelli d’Italia, viene contestato di avere indotto Alagna, nominato da lui commissario straordinario dell’Asp, a promettergli la nomina a direttore sanitario di Domenico Sindoni.
“Sindoni, oltre a essere un dirigente che in passato ha svolto con professionalità e competenza ruoli apicali nel settore sanitario e nelle aziende ospedaliere – furono le parole con cui Alagna commentò nell’estate 2021 la nomina del nuovo direttore sanitario –, è un profondo conoscitore dell’Asp di Messina, delle sue peculiarità ed eccellenze, delle sue problematiche e delle professionalità che ad ogni livello operano ogni giorno all’interno dei nosocomi e dei servizi sanitari territoriali. Sindoni avrà un compito delicato: quello di garantire e tutelare il diritto alla salute dei cittadini della provincia di Messina fornendo il miglior servizio possibile. Sono convinto sia la persona adatta a ricoprire tale ruolo”. Per i magistrati, però, dietro quella nomina ci sarebbe stata la voglia di non scontentare Razza.
L’indagine della guardia di finanza ha riguardato anche il presunto raggiro che sarebbe stato attuato da un biologo a cui era stato affidato il compito di eseguire i tamponi rapidi nell’ambito della gestione della pandemia di Covid-19. Si tratta di Domenico Sammataro, il 31enne avrebbe falsificato la rendicontazione delle ore lavorate con l’obiettivo di ottenere compensi maggiori rispetto al dovuto. I fatti contestati riguardano i periodi compresi tra dicembre 2020 e febbraio 2021 e tra luglio e agosto 2021. Sammataro, secondo gli inquirenti, avrebbe attestato prestazioni per 115 ore che non sarebbero state realmente rese. Un falso che gli avrebbe consentito di percepire 23mila euro in più.
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