Cronaca

Fondi Ue, chi c’è dietro la truffa sui terreni della base di Sigonella: nomi, ruoli e dettagli

Dal presunto appoggio alla mafia dei pascoli – al momento sconfessato dai tribunali – alla frode casalinga. Al centro dell’inchiesta della Procura europea, coordinata in Sicilia dai magistrati Geri Ferrara e Amelia Luise, sulla frode ai danni dell’Agea nei terreni di Sigonella c’è il 30enne Salvatore Terranova.

Originario di Nicolosi, il nome dell’uomo – così come verificato dal Quotidiano di Sicilia – figura nell’elenco degli indagati, insieme al fratello Antonio di 25 anni, alla cognata Samantha Rapisarda di 27. Accusati di avere avuto un ruolo nel portare avanti la frode, che nel giro di quattro anni avrebbe procurato un guadagno illecito per oltre 375mila euro, sono anche il 65enne Giovanni Vecchio e il 64enne Giuseppe Gullo.

Mafia dei pascoli e truffe all’Ue

Tra le tante storie di truffe ai fondi che l’Unione europea destina al settore agricolo, e che vedono l’Italia beneficiare di qualcosa come 7 miliardi di euro all’anno, quella organizzata nei terreni della base militare catanese è senz’altro tra le più creative. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, i fratelli Terranova e i propri complici avrebbero sfruttato una concessione all’uso dell’aree finalizzata all’espletamento di un servizio di sfalcio, con la possibilità di rivendere il foraggio, come strumento per chiedere all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura il pagamento annuale delle somme previste dalla Politica agricola comune.

Inchiesta sulla frode nei terreni di Sigonella, nomi e ruoli

Per realizzare il proprio piano di frode, il gruppo avrebbe interagito sfruttando da una parte le proprie competenze tecniche e dall’altro la ditta individuale intestata ad Antonio Terranova. Quest’ultima, infatti, è risultata aggiudicataria di una gara d’appalto, indetta nel 2019 dagli uffici amministrativi del Comando aeroporto di Sigonella, per la manutenzione delle aree di pertinenza grazie a un’offerta di oltre 40mila euro, molto più alta della base d’asta fissata in poco più di 9mila euro.

Dietro alla volontà di accaparrarsi a tutti i costi il servizio di sfalcio ci sarebbe stato Salvatore Terranova, ritenuto il gestore di fatto della ditta nonché colui che ha messo a disposizione la somma economica per presentare l’offerta. La disponibilità a sborsare la cifra sarebbe stata legata alla volontà di accaparrarsi negli anni a seguire i fondi pubblici.

Tra il 2020 e il 2023, infatti, la ditta risulta aver percepito annualmente contributi da un minimo di 57mila a oltre 107mila euro. Il tutto dichiarando di avere i titoli di conduzione su terreni ricadenti in tre diversi comuni: Ramacca, Belpasso e Lentini. A fare da tramite tra i Terranova e l’Agea, così come di consueto, è stato il centro di assistenza agricola (Caa) di Catania in cui lavorano Samantha Rapisarda, la compagna di Antonio Terranova, e Giuseppe Gullo. I due, nonostante l’evidente conflitto d’interesse della donna, avrebbero portato avanti le pratiche per ottenere i fondi.

A completare il quadro, infine, sarebbe stato Giovanni Vecchio, anche lui così come lo stesso Salvatore Terranova con profonde esperienze all’interno dei centri di assistenza agricola.

Nella propria richiesta di sequestro di beni, parzialmente accolta dal gip del tribunale di Palermo, i magistrati della procura europea a più riprese sottolineano come dai documenti di gara fosse chiaro che la concessione delle aree di proprietà del Demanio e in uso alla base militare fosse finalizzata esclusivamente all’espletamento del servizio di mantenimento dei terreni. “Che l’oggetto della concessione sia stato un servizio e non una locazione-concessione dei terreni statali già in uso al Comando di Sigonella viene ribadito”, scrivono Ferrara e Luise.

Il coinvolgimento nell’inchiesta Nebrodi

Per Salvatore Terranova e Giovanni Vecchio non si tratta della prima grana giudiziaria. I due, nelle vesti di operatori di due differenti centri di assistenza agricola, negli anni scorsi sono stati coinvolti nella maxi-inchiesta Nebrodi della Direzione distrettuale di Messina. Per entrambi l’accusa è stata di concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto avrebbero messo a disposizione il proprio ruolo per agevolare gli interessi criminali degli imprenditori agricoli che da anni, all’ombra dei clan attivi sulle montagne del Messinese, lucrano sui fondi europei.

In primo grado, sia Terranova che Vecchio sono stati assolti dal tribunale ma la partita è ancora aperta. Ad aprile scorso, infatti, la Procura generale ha chiesto la riforma della sentenza chiedendo la condanna di Terranova a dieci anni e mezzo e di Vecchio a 15 anni e cinque mesi. La decisione della Corte d’appello potrebbe arrivare subito dopo l’estate.

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La replica del legale di Giuseppe Gullo

Riceviamo e pubblichiamo la replica dell’avvocato Sebastiana Calì, legale di Giuseppe Gullo: “Nell’articolo in questione si accusa il Gullo di avere avuto, assieme ad altri ‘un ruolo nel portare avanti la frode, che nel giro di quattro anni avrebbe procurato un guadagno illecito per oltre 375mila euro’. Nel corso dell’articolo, non viene mai precisato che, nonostante la richiesta dei PP.MM. della Procura Europea sede di Palermo, gli addebitava un mancato controllo della pratica in questione, il Giudice per le indagini preliminari ha negato esservi prove di alcun coinvolgimento del Gullo, precisando, con un severo monito che: ‘ritenere sussistente la gravità indiziaria in capo al Gullo equivarrebbe a riconoscere allo Stesso una mera responsabilità da posizione di ruolo… ripudiata dal nostro ordinamento’.

“Tanto è vero che il dott. agr. Giuseppe Gullo – prosegue il legale Calì – non ha ricevuto alcun atto giudiziario riferito alla vicenda, di cui tratta il QdS.it nell’articolo del 23.05.2024. Si porta a conoscenza, infine, che ‘il conflitto di interesse tra conviventi’ (menzionato nell’articolo di che trattasi), all’epoca dei fatti non esisteva ed è stato introdotto dalla recente Circolare AGEA n. 29528 del 12 aprile 2024 – Disciplina attuativa del DM n. 83709 del 21 febbraio 2024-Allegato 2, pag. 2 punto 2”.

“Il dott. Giuseppe Gullo – conclude -, in ogni caso è estraneo totalmente alle contestazioni di reato e di complicità con altri, poiché egli ha agito, correttamente, nel suo ruolo di Responsabile dell’Ufficio C.AA. di Catania, non potendo esimersi dall’inviare la pratica relativa al fascicolo aziendale di T. A. senza incorrere in ‘omissione e/o abuso d’ufficio’, non essendovi alcun limite di diritto e di fatto contestabile, che non fosse stato già precedentemente esaminato dagli Organi di controllo, che, infatti, al tempo in cui la pratica fu elaborata e inviata dopo apposita autorizzazione. Accomunare, quindi, il nome del dott. agr. Giuseppe Gullo ad altri è stato assolutamente errato”.