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Incidenti, senza foto testimonianze meno decisive

ROMA – Risarcimento danni per sinistro stradale: le dichiarazioni dei testimoni valgono meno se non supportare da prove fotografiche. A suggellare la nuova indicazione è la Cassazione che, allo scopo di frenare il dilagante caso delle frodi assicurative, si è espressa sul tema con le ordinanze n.28924/2022 e n.28622/2022.

Entrambe, di fatto, depotenziano le figure dei testimoni che non sono in grado di comprovare quanto dichiarato con supporti fotografici in quanto, come letteralmente indicato nel provvedimento “ai tempi dello smartphone, ma anche dei più tradizionali telefonini cellulari, desta inquietante perplessità il fatto che non sia stata fatta alcuna foto del sinistro, della posizione statica degli autoveicoli dopo il sinistro, degli stessi autoveicoli e dei danni subiti”.

La decisione prende spunto da un caso particolare e, più nel dettaglio dal “No” definitivo del Tribunale di Benevento alla richiesta di risarcimento di una coppia che chiedeva oltre 5mila euro per danni subiti dall’auto nel sinistro con la macchina guidata da un’altra signora, oltre alle lesioni non patrimoniali. Come osservato dall’Autorità giudiziaria, però, dell’accaduto manca qualsiasi tipo di immagine, sia delle ammaccature che dei veicoli fermi. A sollevare perplessità vi è anche il fatto che neanche carrozzieri e meccanici fossero in possesso o avessero scattato foto del mezzo prima di ripararlo, così come è da consuetudine. Da qui il rifiuto di quanto richiesto ai presunti soggetti danneggiati.

Questo anche perché, come sottolineano dal Palazzo di Giustizia, “il tempo delle cause risarcitorie per sinistri stradali fatte solo con testimonianze è finito. Ben più adeguata deve essere l’impegno delle parti attrici nell’adempiere all’onere della prova”.

Va detto che nel 2017 era già stato introdotto, all’interno dell’articolo 135 del Codice delle assicurazioni (Cap), il comma 3-bis che imponeva che i testimoni devono essere identificati prima dell’inizio della causa, così da evitare che possano esserne introdotti dei nuovi “in corsa”, con il probabile intento di supportare fatte ricostruzioni. Eppure il limite di legge, in realtà, non ha trovato largo spazio di applicazione e la questione sollevata dalla Corte suprema è stata oggetto di accesi dibattiti sia in Parlamento che in aula, specie per i casi in cui i testi sono stati rintracciati a distanza di mesi dall’accaduto.

L’obiettivo primario è, dunque, quello di accelerare i processi e di scongiurare eventuali truffe per evitare di sovraccaricare il sistema Rc auto di costi indebiti che finiscono per ripercuotersi sul costo dei premi assicurativi e, di conseguenza, sulle tasche dei singoli consumatori. Allo stesso tempo, inoltre, l’intento è di riconoscere il congruo risarcimento a coloro che sono stati realmente danneggiati.

Va specificato che il supporto fotografico non rappresenta una conditio sine qua non in base alla quale stabilire la veridicità della testimonianza rilasciata ma, allo stesso tempo, può sicuramente rappresentare un’aggiunta importante alle altre prove presentate. Non mostrare eventuali scatti realizzati sul luogo dell’incidente potrebbe sollevare dei dubbi sulla totale ingenuità e incolpevolità dei soggetti coinvolti. Se, dunque, non si tratta di una vera e propria regola, la Cassazione ha sicuramente introdotto un elemento importante e funzionale al lavoro dei giudici chiamati a dirimere le controversie di sinistrosità automobilistica, i quali non possono sopperire o sanare “le deficienze probatorie sostituendosi a una parte”.