Cresce in maniera esorbitante il numero di incidenti stradali in Sicilia. E a raccontarlo non sono soltanto i fatti di cronaca che ogni giorno sono tristemente protagonisti delle pagine del QdS, ma soprattutto i numeri in valore assoluto. Basti pensare che nel 2020 i sinistri registrati sono stati 8 mila, un numero cresciuto di circa 3000 unità in appena tre anni.
Se nel 2023 si è arrivati a poco meno di 11 mila incidenti, nel 2022 il numero risultava inferiore di circa mille sinistri. E a crescere sono purtroppo anche le vittime: dalle 161 del 2020, il numero nel 2023 è salito a 241. Report analizzi dall’Istat e resi pubblici per la prima volta nella serie storica degli ultimi tredici anni. In questo approfondimento scopriremo in che modo è cambiata la mobilità nell’Isola e quanto sono cresciuti i numeri nel corso di quasi tre lustri. Una premessa: la crescita dei morti in Sicilia è in netto contrasto con un andamento nazionale, grandi città a parte.
Il periodo di osservazione, dal 2010 al 2023, mostra una tendenza che non accenna a invertirsi. Nel 2010, gli incidenti stradali in Sicilia ammontavano a circa 7 mila e 500 l’anno. Questa cifra, già di per sé rilevante, è cresciuta fino a raggiungere gli 8 mila sinistri nel 2020. Nel 2023, il dato si è spinto fino quasi a raggiungere quota 11 mila: oltre 3 mila incidenti in più rispetto a 13 anni fa.
L’incremento è evidente anche nel tasso di mortalità: le vittime sulle strade siciliane, che nel 2020 erano state 161, sono salite a 241 nel 2023, segnando un aumento di 80 decessi in soli tre anni. Questi numeri sono un campanello d’allarme per la sicurezza stradale e pongono interrogativi su quali siano le ragioni di questa crescita e le possibili azioni da intraprendere per invertire la tendenza.
Come spiega l’elaborazione prodotta da Esri, il più potente software di mappatura e analisi spaziale del quale si è avvalso l’Istat per la realizzazione di infografiche, “il tasso di mortalità stradale per le regioni italiane è calcolato come rapporto tra il numero delle vittime (entro 30 giorni) in incidente stradale e la popolazione residente (per 100.000). La fonte dei dati al numeratore dei tassi è la rilevazione degli incidenti stradali con lesioni a persone”.
A livello nazionale, nel 2023, sono stati registrati 166.525 incidenti con lesioni a persone, un dato leggermente superiore rispetto ai 165.889 dell’anno precedente (+0,4%). Rispetto al 2019 gli incidenti sono però calati del 3,3%, così come il numero dei decessi, diminuito del 4,2% rispetto a quattro anni fa. In Sicilia la tendenza è stata diametralmente opposta, con una crescita delle vittime del 6% rispetto al 2019.
Se alcune province italiane, come Padova, Novara e Alessandria, hanno registrato diminuzioni significative nel numero di morti, la Sicilia si colloca tra le Regioni dove, in valori assoluti, l’incremento è stato tra i più alti. In particolare, l’isola si posiziona immediatamente dopo la Calabria, con un aumento di 15 decessi rispetto al 2022.
A fronte di un tasso di mortalità su base nazionale del 5,2 e del record di 7 per la Sardegna, la Sicilia si attesta a quota 5. Ciononostante, la Sicilia resta una delle aree meno sicure del Paese per chi viaggia su strada. E a confermarlo sono i dati registrati dal 2010 a oggi nelle Città Metropolitane. E non solo.
I dati provinciali, inclusi per la prima volta nell’aggiornamento Istat del 2023, permettono di individuare i territori più colpiti dal fenomeno. A Palermo (tasso di mortalità del 5,5 nel 2010 e oggi sceso al 4,4), si è assistito a un aumento del 15% negli incidenti con lesioni rispetto al 2020, e il numero di decessi è cresciuto del 18% dal 2021.
Catania (6,2 nel 2010 a 5,8 nel 2023), nonostante i numerosi interventi di messa in sicurezza delle strade urbane e extraurbane, ha registrato un incremento del 12% degli incidenti stradali rispetto al 2019, con un tasso di mortalità che supera la media regionale. Messina (4,3 nel 2010 ai 5 del 2023), con un aumento degli incidenti del 9%, conferma il proprio triste primato tra le province siciliane con il più alto tasso di sinistri in proporzione alla popolazione.
Nelle altre province, sempre nello stesso arco temporale di riferimento, Trapani è passata dal 4,6 al 6,8 e con picchi del 7,8; Siracusa dai 6,4 ai 5,5 e con punte del 7,6; Agrigento dai 6 a una netta contrazione del 2,4. E poi ancora Ragusa da 6,4 a 5, con picchi addirittura del 9,2 nel 2021. Infine Enna, passata da 2,9 a 5,2 e Caltanissetta, con un tasso di mortalità stradale sceso da 5,8 a 5,3.
Il pericolo principale comprende anche i tratti di tangenziale – come di recente racconta l’ennesima tragedia del motociclista scontratosi con un furgone a Catania – e i molteplici incidenti verificatisi anche per via dei restringimenti o dei doppi sensi di marcia presenti sulle autostrade A18, A19 e A20. A cavallo di Ferragosto, all’altezza di Brolo, una famiglia giunta in vacanza è stata coinvolta in un violentissimo impatto contro il guardrail: due bambini di cinque anni hanno perso mamma e papà in quell’incidente.
Questi numeri testimoniano come la situazione sia particolarmente grave nelle principali città della Sicilia, mentre le province di Agrigento ed Enna risultano leggermente più sicure, registrando un numero di incidenti inferiore alla media regionale, nonostante la pericolosità della Ss 115 e della Ss 123. Altra strada tristemente nota per i suoi gravi incidenti resta anche la Ss 626, tra le province di Caltanissetta e Agrigento. Non è un caso si tratti di un’arteria i cui lavori sono cominciati negli anni ’70 e non sono ancora stati del tutto ultimati con le opere in corso nella Valle del Salso e all’altezza di Ponte Capodarso.
Diverse le cause individuate dagli esperti per spiegare l’aumento degli incidenti in Sicilia. In primis, la velocità eccessiva e la guida distratta rimangono tra i principali fattori di rischio. Secondo uno studio condotto dalla Polizia Stradale, nel 2023 il 40% dei sinistri è stato causato da distrazioni legate a dispositivi elettronici, un dato che rispecchia un problema diffuso a livello nazionale.
A ciò si aggiungono le condizioni di alcune strade siciliane, spesso non adeguatamente manutenzionate, un problema che come detto non riguarda soltanto le zone rurali. L’assenza di illuminazione, la presenza di buche e la segnaletica stradale carente rappresentano ulteriori pericoli per gli automobilisti e i motociclisti. Proprio per questo il Comune di Messina ha richiesto oltre 25 milioni di euro e inserito il riammodernamento tra le priorità precedenti la costruzione del ponte sullo Stretto.
Il dramma degli incidenti stradali in Sicilia ha visto alcune delle tragedie più gravi degli ultimi anni. Uno degli incidenti con più vittime risale al 2014, quando lungo la SS121 nei pressi di Misterbianco, cinque giovani persero la vita in uno scontro frontale. Un’altra tragedia si è consumata nel 2017, quando un autobus turistico è precipitato in un burrone a Castelvetrano, causando la morte di tre persone e ferendo gravemente una decina di passeggeri.
Nel 2022 un altro grave incidente si è registrato sull’autostrada A19 con il coinvolgimento di due camion e un’automobile: tre persone hanno perso la vita e quattro sono rimaste ferite. E questi sono soltanto alcuni esempi di tragedie che hanno scosso l’opinione pubblica di recente e che rientrano nell’elaborazione dati Istat.
Alla luce dei dati raccolti, appare evidente come la Sicilia necessiti di interventi urgenti per ridurre il numero di incidenti e vittime sulle strade. Tra le misure proposte, l’intensificazione dei controlli, soprattutto lungo le principali arterie stradali, e un maggiore impiego di dispositivi elettronici per la rilevazione della velocità. Inoltre, il potenziamento dei corsi di educazione stradale nelle scuole e una maggiore sensibilizzazione sugli effetti della guida distratta potrebbero contribuire a ridurre il numero di incidenti.
I dati Istat e ACI mostrano chiaramente che il miglioramento della sicurezza stradale è possibile: diverse province italiane hanno registrato significative diminuzioni delle vittime nel 2023 rispetto agli anni precedenti. Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea per il 2030 – ovvero una riduzione del 50% delle vittime e dei feriti gravi – è necessario che anche la Sicilia intensifichi gli sforzi per adeguarsi agli standard nazionali ed europei.
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