Pezzi di Pizzo

Incognita Forza Italia

La notizia è decisamente particolare. Due noti esponenti di Forza Italia, l’assessore Edy Tamajo e il capogruppo al comune di Palermo, Ottavio Zacco, sono stati sospesi dai probiviri dopo un ricorso presentato da un noto deputato nazionale di Fi, Giorgio Mulè, per un mese, quello di settembre, dalle attività di partito. Perché settembre? Perché agosto la politica va in vacanza, sia che ci siano guerre nel Mediterraneo che per l’acqua in Sicilia.

Ma cosa sta succedendo nell’ex partito di Silvio? Rimane un partito in sospensione tra crescita, come è stato inaspettatamente per tanti alle Europee, e crisi di leadership. Il gancio e montante dato dai figli del fondatore ha scosso il torpore di Tajani che da giorni si è trasformato da lento e lapalissiano burocrate movimentista su vari temi, dalle carceri all’Autonomia differenziata, scuotendo, per quel che è possibile, la maggioranza. Intanto in Sicilia lo scontro sotterraneo, successivo alla detronizzazione del trentennale Viceré, Gianfranco Miccichè, è fluttuantemente presente da due anni, in seguito alle elezioni regionali. Ancora non si capisce se Forza Italia tornerà un partito padronale, sotto la direzione della famiglia Berlusconi, o una cooperativa, magari bianca e non rossa, scalabile dai voti dei gruppi di soci.

In Sicilia assomiglia in effetti ad una cantina sociale, dove i soci siano conferitori di voti e non di vino, soltanto che nelle cooperative ogni testa ha un voto, in Forza Italia non è proprio così. I due sospesi sono stati accusati di ledere l’immagine del partito perché sostengono che i deputati nazionali sono stati scelti senza merito, esclusivamente per cooptazione. È la scoperta dell’acqua calda, è così per tutti i partiti dal 1994, ormai trent’anni, in cui a livello locale per essere eletti ci vogliono i voti, a livello nazionale le relazioni. Sembra una rivolta degli schiavi, come già successe in Sicilia ai tempi della Prima Guerra Servile di Euno, uomo dalla carnagione abbronzata proveniente dalla Siria, che uccise tutti i padroni romani e si autoproclamò Re dell’isola.

In parte sono prove tecniche di trasmissione per le ambizioni sulle prossime regionali, partite forse un pochino troppo presto, a meno che non si creda nella durata della legislatura. In parte un partito nazionale una linea se la deve dare, ci vuole il famoso quid, che Berlusconi non vide in un altro siciliano, Angelino Alfano. Tra le cose dette dai presunti ribelli sanzionati dai probiviri una colpisce. O deputati nazionali vengono considerati, in un discorso registrato in un video in campagna elettorale, come dei parassiti che non portano in mano i facsimili, i famosi Santini con cui si indica agli elettori chi votare. Ma può essere la politica ridotta alla distribuzione porta a porta di santini? Se fosse così in Italia non avremmo avuto né Gramsci, né De Gasperi, o Moro e Berlinguer, La Pira o Spadolini.

La politica è principalmente pensiero, idee, scritte, dibattute, declamate, una volta vissute, oggi solo comunicate. È vero che Berlusconi inaugurò la stagione dei kit, quasi da piazzisti, ma era Lui, e le sue televisioni, che portavano i voti. Oggi Forza Italia sembra quasi un partito tirato da un lato dalla non ancora ex proprietà, e dall’altro da piccole fazioni che cercano di fare delle OPA. Soltanto che per fare le scalate non bastano i voti, ci vogliono pure i soldi, e tanti, e poi si deve pure dimostrare da dove vengono, perché c’è pure sta scocciatura della magistratura, vedi caso Toti.

A Tajani, soprattutto dopo la strenua difesa dei sanzionati da parte del Presidente Schifani, toccherà suo malgrado occuparsi della Sicilia e non di Israele, in un senso o nell’altro. Roma in Sicilia ai tempi mandò il Tribuno Calpurnio Pisone, il quale secondo la praticità romana fece una strage di schiavi ribelli, facilmente rimpiazzati, oggi vedremo, tutto è possibile, anche uno 0-0 da pasta con le sarde. Silvio dal cielo azzurro guarda, forse sconfortato, o forse no.