Consumo

Inflazione, per la Sicilia un anno da record

PALERMO – La Sicilia diventa sempre più costosa, di mese in mese, in una spirale che sta diventando sempre più drammatica, per moltissime famiglie che vedono i propri soldi valere sempre meno, le spese aumentare e le speranze che le prospettive future diventino migliori sempre più esigue.

Secondo i dati elaborati dall’Unione nazionale consumatori, sono proprio Catania e Palermo a registrare la percentuale maggiore di inflazione media nel 2022, rispettivamente al 10,3% e al 10,1%. Oltretutto si tratta di un record nazionale.

Tradotte in denaro, queste percentuali indicano un rincaro, per il 2022, per la famiglia media, di 2.045 euro a Catania e di 2.005 euro a Palermo. Anche nelle altre città isolane i dati non sono migliori: Messina segna una inflazione annua del 9,5%, e una spesa aggiuntiva di 1.812 euro; Siracusa scende al 9,2%, e 1.755 euro; poco sotto Trapani, al 9,1% e una spesa di 1.736 euro; infine Caltanissetta, all’8,4% e 1.602 euro da spendere in più. Nella penisola, sul podio dei rincari c’è Bolzano. Con il 9,7% e 2.578 euro, Trento con il 9,3% e 2.434 euro, e Bologna, al 9% e 2.245 euro.

Per il solo Sud, senza le Isole, vince Pescara con un costo addizionale di 1.789 euro in più rispetto al 2021 (+8,8%). Perugia, invece, è la prima del Centro Italia quanto a spesa aggiuntiva, +2.045 euro (+8,9%), mentre la città più virtuosa è Campobasso, con un’inflazione del 7,5% e una spesa per una famiglia tipo che sale “solo” di 1.373 euro. Al secondo posto Catanzaro (+7,4%, +1.382 euro), mentre sul gradino più basso del podio c’è Potenza (+7,1%, +1.402 euro).

Anche a livello regionale, di conseguenza, i numeri per l’Isola non sono dei migliori: la Sicilia registra una inflazione media del 9,7%, la più alta d’Italia, quasi due punti percentuali in più rispetto alla media nazionale, che si ferma all’8,1%; se si guarda, invece, all’importo del rincaro per famiglia, la regione scende al nono posto, con un importo di 1.813 euro.

In testa alla classifica delle regioni più “costose” del 2022, con un’inflazione media pari al 9,4%, il Trentino registra un aggravio medio rispetto al 2021 pari a 2.443 euro a famiglia, importo che decolla a 2.541 euro per la Provincia autonoma di Bolzano (+9,7%) e scende a 2.398 euro per la Provincia autonoma di Trento (+9,3%). Medaglia d’argento per la Lombardia, dove la crescita dei prezzi del 7,8% implica un’impennata del costo della vita pari a 2.027 euro a famiglia. Al terzo posto l’Emilia Romagna, +8,4%, con un rincaro di 1.998 euro. La regione più conveniente, si fa per dire, è il Molise, +7,5%, pari a 1.373 euro. Al secondo posto la Basilicata (+7,1%, +1.375 euro). In terza posizione la Puglia (+8,7%, +1.408 euro).

Buona parte di questi rincari sono legati alle spese fondamentali, e pesano in percentuale maggiore sulle famiglie che hanno entrate minori. Si tratta delle spese per il cibo, per la casa, per l’energia, in tutte le sue forme, che sia elettricità o carburante.

Sin dall’inizio dell’anno scorso, infatti, dopo la pandemia che ha imperversato nel 2020 e 2021, lo scoppiare della guerra in Ucraina hanno determinato rincari a cascata a danno delle tasche degli italiani, nonostante alcuni tentativi da parte del Governo Draghi prima e Meloni per arginarli. I dati poi variano in base alla composizione familiare.

Secondo le analisi del Codacons, in Italia un single ha speso 1.682 euro in più rispetto all’anno precedente, 1.619 euro sono stati spesi da un pensionato, 2.528 euro da una coppia senza figli, 2.863 euro da un nucleo con 1 figlio, 3.069 euro da una famiglia con 2 figli. Una stangata complessiva di oltre 61 miliardi di euro.