A dicembre 2023 in Sicilia l’inflazione, finalmente, scende. Secondo i dati forniti dall’Istat, la regione si pone al 18esimo posto nell’elenco nazionale per rincaro annuo per la famiglia media.
I siciliani, quest’anno, vedranno addirittura la spesa ridursi di 75 euro, per una percentuale annua di inflazione a novembre del -0,4%. L’isola è l’unico territorio, insieme con Abruzzo e Molise, a segnare una riduzione, mentre in tutte le altre regioni o si evidenzia una sostanziale stagnazione o un aumento non da poco.
Se la media nazionale si ferma a un rincaro di 152, in Umbria, sul podio, si arriva a 294 euro in più da spendere, seguita dal Trentino Alto Adige, a 286 euro, e il Friuli Venezia Giulia, a 274 euro.
Tranne Palermo, che secondo l’Istat rimane fermo ai valori dello scorso anno, tutte le province siciliane prese in considerazione dall’analisi dell’Unione nazionale consumatori segnalano una riduzione dei valori dell’inflazione annua. Trapani scende dell’1,1%, che si concretizza in 210 euro di spesa in meno per la famiglia media siciliana. Poco sopra Catania, a -0,7%, e una riduzione della spesa di 139 euro, e Caltanissetta, a -0,6% e 114 euro in meno.
Sempre in negativo l’inflazione di Siracusa e Messina, a -0,2%, e 38 euro risparmiati. Un risultato quasi insperato, visto l’andamento dell’indicatore economico degli ultimi due anni, che ha visto la spesa crescere a ritmi forsennati. Diventano praticamente insostenibile. E in molte regioni non si accenna a diminuire. A Bolzano, in capo alla classifica nazionale, l’inflazione annua dell’1,6% di novembre ha portato un rincaro annuo di 425 euro, seguita da Alessandria, all’1,9%, e una spesa di 422 euro.
I risvolti psicologici, oltre che economici, del Covid prima e del conflitto russo ucraino poi, sono importanti e hanno non poche conseguenze sulla propensione alla spesa dei siciliani. Anche se l’inflazione sembra aver cambiato direzione, si continua a spendere poco e con oculatezza. Per Natale, secondo Coldiretti, solo la tavola sarà imbandita; per il resto, invece, è netta frenata dei consumi.
Per gli alimentari si prevede una spesa di oltre 5 miliardi di euro. “L’inversione di tendenza è comunque importante per sostenere le famiglie, l’economia e l’occupazione. Dopo che l’elevata inflazione dei mesi scorsi – conclude la Coldiretti – ha portato al contenimento dei consumi alimentari degli italiani che hanno speso di più per mangiare di meno”.
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