Influenza in anticipo e già dilagante, Covid in ripresa, virus respiratori in aumento. Novembre sta segnando una grande incidenza di casi, in netto aumento rispetto agli anni scorsi. Ma secondo molti esperti non è finita qui e la crescita dei contagi andrà avanti fino a dopo Natale.
In netta crescita il numero di casi di sindromi simil-influenzali (ILI) in tutta Italia. Nell’ultima settimana, infatti, l’incidenza è pari a 9,5 casi per mille assistiti (6,9 nella settimana precedente) come ha rilevato la rete di sorveglianza Influnet dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
L’incidenza è aumentata in tutte le fasce di età, anche se i bambini sotto i 5 anni sono i più colpiti: per loro l’incidenza è pari a 29,6 casi per mille assistiti (22,7 nella settimana precedente). “Si intensifica la circolazione dei virus influenzali, anche se a far crescere il numero delle sindromi simil-influenzali, in queste prime settimane di sorveglianza – si legge nel bollettino Influnet – hanno concorso anche altri virus respiratori”. Il numero dei casi ha superato la soglia del livello di media entità in 7 regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Tosca898na, Umbria, Marche.
Durante l’ultima settimana sono stati segnalati 562 campioni clinici ricevuti dai diversi laboratori della rete InfluNet e, tra i 494 analizzati, 182 (36,8%) sono risultati positivi per influenza. Tra i campioni analizzati, inoltre, 24 (4,8%) sono risultati positivi per SARS-CoV-2, mentre 91 sono risultati positivi per altri virus respiratori: 35 campionati erano positivi al Rhinovirus, 32 a RSV, 10 a virus Parainfluenzali, 8 a Adenovirus, 4 a Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2 e 2 Bocavirus.
L’epidemia di Covid-19 ha ripreso la sua crescita in Italia. Nell’ultima settimana la risalita ha riguardato non solo i contagi ma anche i ricoveri nei reparti ordinari e l’indice di trasmissibilità Rt è tornato sopra la soglia dell’unità, che indica un livello di maggiore diffusione epidemica.
Negli ospedali il tasso di occupazione in aree mediche sale al 12% contro l’11% di sette giorni fa, ed il numero di persone ricoverate in queste aree è aumentato da 6.849 (secondo la rilevazione del 15 novembre) a 7.600 (del 22 novembre). Resta invece stabile l’occupazione delle terapie intensive: è al 2,5%, come la scorsa settimana.
Secondo i dati settimanali del ministero della Salute, alcuni parametri sono in crescita. Nell’ultima settimana (18-24 novembre 2022) si registrano 229.135 nuovi casi positivi (+10% rispetto alla precedente). I deceduti sono 580 con una variazione di 8,8% rispetto a sette giorni fa (533). I tamponi effettuati sono 1.276.986 (+7%), mentre il tasso di positività è al 17,9% con una variazione di +0,4%.
I sintomi più frequenti sono febbre alta fino a 39 gradi, tosse, naso chiuso, senso di spossatezza, mal di testa e dolori muscolari. Sono meno frequenti invece sintomi come nausea o diarrea, perdita di appetito e diminuzione del senso di olfatto o gusto.
I sintomi non sono molto differenti. Ecco perché è sempre consigliabile sottoporsi al tampone che scioglie ogni dubbio. Il Covid, infatti, può ancora essere latente. Ci sono ancora asintomatici o altri soggetti che hanno un malessere d breve durante e intensità.
Secondo il direttore Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza non è il momento di preoccuparsi: “Cresce leggermente il tasso di incidenza e pure l’Rt mostra una leggera tendenza all’incremento. Notiamo inoltre un leggero incremento nell’occupazione dei posti di area medica mentre fortunatamente – afferma – resta del tutto stabile l’occupazione dei posti in terapia intensiva che è al di sotto di ogni soglia di criticità”. Più allarmato è il virologo Fabrizio Pregliasco: “Direi che quello che emerge dal monitoraggio Covid è un andamento previsto di questa onda di risalita, che definisco onda e non ondata, e che incrementerà secondo i modelli matematici fino a oltre il mese di dicembre. Credo che questi dati dimostrino come le condizioni meteorologiche favorenti, la nuova variante Omicron in ascesa”, cioè la famiglia Cerberus di BQ.1 e BQ.1.1, “e la copresenza anche di forme influenzali creeranno un po’ di problemi agli ospedali. Però ora siamo in grado di gestirli meglio”. Le quarte dosi vanno a rilento e, avverte Pregliasco, “credo che la cosa fondamentale sia quella di rilanciare l’importanza delle vaccinazioni, sia quella anti-Covid che l’antinfliuenzale.
Anche Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), insiste sul tema delle vaccinazioni. “Un recente studio su ‘Nature’ ha evidenziato, indipendentemente dall’immunizzazione, che coloro che contraggono una nuova infezione, presentano un rischio maggiore di mortalità per tutte le cause ma anche di ospedalizzazione. Quindi lasciar circolare il virus e non fare la quarta dose comporta dei rischi che, soprattutto gli anziani, non dovrebbero correre. E’ vero che oggi la malattia Covid è meno grave, ma la forte infiammazione che si genera può provocare dei danni, come ha scoperto lo studio”. Sui reparti ospedalieri, aggiunge, “non c’è particolare pressione, ma tra poco avremo anche il picco dell’influenza”, avverte e avere “come ha evidenziato il report dell’Iss un Rt a 1,04, quindi sopra la soglia epidemica, vuol dire che i casi aumenteranno. Quindi – conclude Andreoni – non c’è emergenza, ma dobbiamo essere pronti anche a confrontarci con un rialzo delle infezioni”.
Meno preoccupato dei virus ma critico nei confronti delle misure adottate è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova. Il monitoraggio Covid settimanale dell’Iss-ministero della Salute “è totalmente anacronistico e sbagliato – commenta -. Ci danno dei dati di circolazione virale misurando parametri, Rt, incidenza, senza dirci che tipo di pazienti arrivano in ospedale ma solo che c’è della gente con un tampone positivo. Questo non vuol dire nulla, un conto un asintomatico trovato per screening in ospedale altro è un paziente che arriva con polmonite e deve essere ricoverato. Sono report che computano numeri. Dire che c’è stato un incremento del 2% di persone in ospedale non vuol dire nulla”. Poi aggiunge: “Nel mio reparto ho sicuramente persone con Covid ricoverate ma nessuno sta male come nel 2020-21, ho anche tanti che sono positivi al tampone Covid dopo essere ricoverati. Speravo cambiasse questa politica del tamponamento seriale, ci sta portando di fronte a due pesi e due misure: un soggetto con l’influenza lo mettiamo in un reparto normale e uno con il Covid in un bunker. Oggi non ha senso tutto questo”. Il Sars-CoV-2 “circola ovunque e sta facendo milioni di contagi e non fa danni. Serve una logica diversa, proteggiamo i più fragili, per questo servono numeri più specifici. Mi auguro – conclude – che la si finisca con i reparti Covid, ma si creino delle bolle dove il paziente entra per specialità, se ha un problema cardiologico va in reparto dove ci sarà una bolla, una stanza separata, per chi ha il Covid. Gli enormi lazzaretti per le persone positivi speso siano finiti”.
Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi, commenta: “E’ arrivato il freddo, la gente vive molto più al chiuso, con contatti interpersonali molto più fitti. E’ lo scenario da sogno per qualunque virus a trasmissione respiratoria, vedi l’influenza” che sta correndo in queste settimane. “Le terapie intensive – analizza l’immunologo – sono stabili, grazie anche all’alta percentuale di vaccinati”. In altre parole, sottolinea Clerici, l’elevato grado di immunità raggiunto dalla popolazione, fra vaccini e infezioni naturali, non ha certo impatto zero. “Ci si contagia perché gli anticorpi, molto molto specifici, non riconoscono perfettamente le nuove varianti. Non ci si infetta perché i linfociti T, che ci proteggono da malattia severa, sono di ‘bocca più buona’ e riconoscono anche le nuove varianti”, conclude.
“Niente di nuovo e niente di allarmante, se non l’invito, per chi non lo avesse già fatto tra gli ultra sessantenni, a vaccinarsi, facendo la dose booster contro questo virus e soprattutto la vaccinazione contro l’influenza che, questa sì, sta galoppando”. E’ l’analisi del virologo Massimo Clementi. “Per quanto riguarda l’influenza non si tratta di casi drammatici dal punto di vista clinico – puntualizza l’esperto che ha diretto per anni il Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – però dopo due anni di stasi mostra questa ripresa. Quindi è importante che le persone più a rischio” per età e condizioni di fragilità “si proteggano”.