Il periodo che ha visto il Covid come protagonista della scena dell’informazione ha fatto riflettere sull’andamento delle notizie a valanga che hanno creato non pochi problemi alla popolazione. Non c’era uno spazio dal web alla carta stampata che non riportasse dati, proiezioni, indicazioni sugli accorgimenti, sull’andamento della situazione. Le notizie, gli “aggiornamenti” sulla situazione emergenza hanno trovato poi sfogo sui social i quali non hanno risparmiato da “consigli scientifici” inducendo spesso in errore. Alcuni argomenti specifici devono essere trattati con competenza a maggior ragione se il giornalismo si fa carico ed è responsabile del danno o del beneficio che una notizia può arrecare.
Occorre competenza, occorre che il giornalista debba essere adeguatamente preparato, essere capace di calibrare gli argomenti, avere una conoscenza scientifica di base adeguata (non un taglia e incolla). Inoltre deve essere capace di analizzare la letteratura scientifica con sistematicità e attenzione attraverso controlli incrociati di risultati ottenuti senza formulazioni di casistiche o statiche non aggiornate e non validate.
L’attenzione va posta anche sui comunicati stampa; assicurarsi che le fonti siano attendibili, verificare l’evoluzione dello stadio dello studio clinico oggetto di pubblicazione. In tutto questo non ci si può inventare giornalisti scientifici. Competenza, valutazione del rischio beneficio. La frase ricorrente “l’hanno detto al telegiornale, l’ho letto sui giornali, l’ho letto su internet” deve fare pensare che una notizia, con un titolo reboante per “destare curiosità”, può avere effetti sull’emotività anche devastanti. La notizia è di tutti e per tutti i livelli sociali con cultura, capacità di analisi differente e in tal senso la formazione del giornalista, che si dedica a questi argomenti, deve essere ancor più rigorosa e specialistica.
L’informazione scientifica non può essere equiparata ad una notizia di gossip. La salute passa dall’informazione ai cittadini.