Quel mattone di Alitalia è costato ai contribuenti italiani, fino ad oggi, ben dieci miliardi. Se Berlusconi, e tutti i governi che l’hanno seguito, avessero rinunciato a quel cosiddetto “salvataggio”, con una somma molto inferiore si sarebbe potuto costruire il Ponte sullo Stretto e collegare finalmente la Sicilia all’Italia.
La dissennatezza del padrone di Forza Italia e di quella degli altri presidenti del Consiglio di altre aree politiche, è sotto gli occhi di tutti.
Ancora oggi, Alitalia viene mantenuta in vita con la macchina dell’ossigeno, sotto forma di falsi prestiti, che mascherano aiuti di Stato. Falsi prestiti, per non incorrere nelle sanzioni europee.
Il Ponte attivo e funzionante avrebbe fatto sviluppare enormemente l’economia della Calabria e della Sicilia, nonché quella della Campania. è del tutto evidente che quando si sviluppano le infrastrutture dei trasporti, tutte le regioni interessate ne traggono benefici.
Secondo Rete Civica, che ha sposato la proposta di Ercole Incalza (ex direttore generale del ministero delle Infrastrutture), il Ponte sullo Stretto potrebbe essere realizzato a costo zero dallo Stato utilizzando i fondi europei e statali per le due regioni, coinvolgendo anche la Campania per una piccola quota.
Il costo iniziale stimato di sei miliardi è lievitato a circa otto, di cui la metà a carico del finanziamento pubblico e l’altra metà a carico del general contractor che è Salini-Impregilo. Il contratto non è stato ancora cancellato e potrebbe essere vivificato e rimesso all’ordine del giorno dando il via alle opere.
Se è vero (come spieghiamo nell’inchiesta di pagina 7) che per la Programmazione 2014-20 la proposta di Incalza-Rete Civica non è attuabile, in quanto il Ponte sullo Stretto non rientra tra le Priorità della Commissione europea, è anche vero che, se si riuscisse a far rientrare l’Infrastruttura tra i Grandi progetti (priorità) dell’Ue per la Programmazione 2021-27, il Ponte si troverebbe per gran parte finanziato. A tal uopo è necessaria una adeguata pressione che dovrebbero esercitare Regione siciliana e Regione Calabria su Stato prima e Commissione europea dopo.
La parte non finanziata dall’Ue sarebbe a carico del costruttore-gestore, che poi recupererebbe con i pedaggi nel corso della concessione quarantennale.
Sull’opera sono stati effettuati studi di ogni genere e tipo: costruttivo, sismico, ambientale, funzionale. Non c’è nessuno strumento tecnico ostativo.
Sulla sua valenza come oggetto di sviluppo non vi sono dubbi (diecimila addetti per costruirlo). Poi, una volta trovata la fonte di finanziamento, le obiezioni fatte da incompetenti, secondo cui prima bisogna costruire le infrastrutture nei due territori e poi il Ponte, cadono di botto.
è pacifico che se la Lav (Linea ad Alta velocità) arrivasse a Reggio Calabria e fosse in costruzione da Messina a Catania e a Palermo, la congiunzione del Ponte fra le due Lav diventerebbe essenziale.
Perciò, alla luce di quanto precede, nulla esclude che sia le due Lav che il Ponte, possano essere costruiti contemporaneamente.
La questione è in sé estremamente semplice ma vi sono dei cosiddetti poteri forti che la vogliono rendere impossibile, in modo da non realizzarla.
Quali le ragioni degli ostacoli nascosti? Probabilmente, vi sono forze economiche e sociali che intendono mantenere tutto il Sud in uno stato di sudditanza, cioè di sottosviluppo, in modo che abbia continuamente bisogno e si comporti come fanno i mendicanti, a chiedere, chiedere e chiedere anziché ricevere quanto di proprio diritto.
Ma si sa, l’Italia è la patria del rovescio, per cui molti agiscono per l’interesse della propria parte e non per l’interesse generale.
Settant’anni di assenza di una politica meridionalista hanno portato a quel disastroso risultato condensato in due indici: reddito pro-capite del Sud 18mila euro, reddito procapite del Nord 30-35mila euro.
Non è possibile continuare in questo modo; non è possibile che il Cipe, rubinetto dei finanziamenti, venga aperto e chiuso a seconda delle convenienze di parti politiche più forti, rispetto ad altre più deboli.
Non vi è dubbio che la rappresentanza politica del Sud è veramente fragile ed è forse questa la causa primaria del suo sottosviluppo.